Baobab Experience, tutti assolti: “Oggi la solidarietà non è un reato”
"Se la vocazione e l’agire umanitari del Presidente di Baobab Experience, Andrea Costa, rappresentano un reato, ognuno di noi è un criminale. Se Andrea è colpevole, lo siamo tutte e tutti", avevano dichiarato poco più di due settimane fa i volontari in attesa della sentenza.
Andrea Costa, il presidente di Baobab Experience, l'associazione di volontari e attivisti che dal 2005 offre supporto e assistenza legale ai migranti, imputato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina oggi è finalmente assolto.
L'intervento di Andrea Costa
"Sono stati mesi difficili, continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto: aiutare chi ha bisogno, aiutare chi è lasciato indietro indipendentemente dal Paese in cui proviene. Siamo soddisfatti e contenti", ha dichiarato Andrea Costa non appena uscito dall'aula.
"Oggi mettiamo nero su bianco che la solidarietà non è un reato, ma restano tante ingiustizie tante cose che non vanno, che vanno corrette per quanto riguarda la legislazione sull'immigrazione, quella sulla solidarietà ai migranti – ha spiegato Andrea Costa – Oggi credo si sia segnato un punto molto importante e questo deve darci la forza per fare e fare di più, per aiutare tutte quelle persone che sono ancora sotto processo, che sono state criminalizzate e per aiutare quegli uomini e quelle donne che continuano ad arrivare via terra e via mare."
L'assoluzione
Il presunto reato era legato all'acquisto dei biglietti dell'autobus per raggiungere Ventimiglia: "Nell'impostazione degli investigatori avrebbe costituito il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina", ha spiegato a Fanpage.it l'avvocato dell'associazione Baobab Experience Francesco Romeo.
"Si è concluso con l'assoluzione perché il fatto non sussiste – ha poi precisato – È un risultato che noi aspettavamo perché non c'è stata nessuna condotta di reato, c'è stato soltanto molta solidarietà da parte di Andrea Costa, l'associazione Baobab e i volontari nell'aiutare delle persone che stavano per strada a raggiungere un campo della croce rossa in Liguria a Ventimiglia: queste persone avevano e hanno diritto alla protezione internazionale perché scappavano da Paesi in guerra."