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Atleti paralimpici salvano turisti dai borseggiatori: “Siamo militari, nostro dovere intervenire”

Sabato scorso cinque atleti paralimpici del Gruppo Sportivo Difesa hanno sventato un furto nella stazione della metro A Barberini a Roma. Fra loro il brigadiere Marco Menicucci, intervistato da Fanpage.it. “Siamo utili e pronti nei momenti di bisogno, l’accaduto del primo giugno lo dimostra”.
A cura di Rosario Federico
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(Foto di Livia Iervolino)
Il Gruppo sportivo paralimpico della Difesa durante la sfilata della Festa della Repubblica, domenica 2 giugno 2024.

Cinque atleti del Gruppo sportivo Paralimpico della difesa hanno sventato un furto nella stazione della metro A di Barberini a Roma sabato scorso, il primo giugno. Fanpage.it ha intervistato il brigadiere capo del ruolo d'onore dell'Arma dei carabinieri, Marco Menicucci.

Cos'è successo il primo giugno in metro a Barberini? 

Avevamo appena partecipato alle prove della sfilata, indossavamo ancora la divisa, e volevamo trascorrere una giornata libera in giro per Roma. Avendo con noi persone con disabilità alle gambe avevamo deciso di prendere la metropolitana a Barberini. Quando ci siamo avvicinati ai cancelli per entrare gli addetti alla sicurezza ci hanno chiesto se fossimo carabinieri. C'era un borseggio in atto e volevano che intervenissimo.

E voi avete scelto di intervenire.

Con le nostre disabilità potevamo fare finta di nulla, ma non ci abbiamo pensato due volte. Non ci siamo sentiti disabili in quel momento e siamo intervenuti a difesa dei turisti. È avvenuto nel momento in cui siamo arrivati lì: c'erano quattro borseggiatori, uno è riuscito a scappare, gli altri li abbiamo bloccati.

Voi fate tutti parte del gruppo sportivo Paralimpico della difesa. Di cosa si tratta?

Io ne faccio parte dal 2017 e sono riuscito a colmare alcune delle mie paure dopo il mio incidente, in Somalia nel 1993. Il gruppo sportivo della difesa è molto importante perché in questi dieci anni dalla sua costituzione, noi atleti con disabilità che abbiamo subito perdite importanti, ci siamo ritrovati all'improvviso a metterci in gioco e c'è chi tra di noi è potuto emergere.

Quanto è importante sensibilizzare sul tema della disabilità?

Molto. Perché grazie al gruppo anche chi non si sentiva di essere un atleta o di poter aspirare a risultati livello ha avuto la sua opportunità. Non può che non essere una delle cose più belle mai fatte negli ultimi anni. Stiamo sensibilizzando anche la società sul tema della disabilità, serve un po' di tempo per cambiare l'atteggiamento culturale.

Cos'è avvenuto in Somalia nel 1993?  

Nel 1993 facevo parte del primo reggimento dell'Arma dei carabinieri paracadutisti ed ero in missione in Somalia, a Mogadiscio. Ero un interprete. Ho preso parte alla famosa battaglia del 2 luglio al checkpoint Pasta, anche chiamata battaglia del pastificio, e sono stato ferito a un braccio e a entrambe le gambe.

Ma non ha concluso qui la sua attività.

Sono tuttora in servizio nel centro di addestramento seconda Brigata mobile. Prepariamo il personale che poi viene chiamato nei momenti di bisogno. Ci sentiamo utili e di fatto di quello che è successo il primo giugno lo dimostra ampiamente.

Lei è anche uno sciatore…

Dopo l'incidente la scelta di continuare con lo sport paralimpico è stata spontanea. Mi è sempre piaciuto da piccolo, ho sempre sciato e tramite il gruppo sportivo paralimpico e dal 2018 mi accingo a fare sci alpino e sci di fondo.

Le prove erano per la famosa parata della Festa della Repubblica. Cosa si prova a sfilare?

È anche difficile trovare le parole per esternare i sentimenti che proviamo, sicuramente fratellanza, senso del dovere e sfilare tra i primi blocchi, in un momento in cui stiamo tutti insieme ci porta tensione, ma ognuno di noi dà sempre il massimo e siamo contenti in quell'occasione. Siamo molto felici anche per la vicinanza del ministro della Difesa Guido Crosetto e del sottosegretario di Stato alla Difesa Isabella Rauti che viene sempre a vedere le nostre attività. Non possiamo che esserne orgogliosi e felici.

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