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AstraZeneca, medici Lazio: “Dobbiamo decidere noi su richiami, medicina non si fa per decreti”

Il presidente dell’Ordine dei Medici Roma, Antonio Magi, a Fanpage.it: “Ogni paziente ha la sua storia clinica e il medico è in grado, tramite l’anamnesi e una visita, di decidere quale vaccino sia più opportuno somministrare. La competenza medica è fondamentale. Per ridurre i fattori di rischio bisogna dare al medico la possibilità di poter fare il medico. La medicina non si fa per decreto, la realtà è questa”.
A cura di Redazione Roma
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Il ministero della Salute ha vietato, con una circolare firmata l'11 giugno, il vaccino AstraZeneca per i cittadini under 60. Questa decisione riguarda sia le prime dosi che i richiami. Chi è stato già vaccinato con AstraZeneca e ha meno di 60 anni, in altre parole, avrà come seconda dose un vaccino a mRna, cioè Pfizer o Moderna. Un obbligo che è stato duramente contestato ieri dalla Regione Lazio. L'assessore D'Amato ha infatti sottolineato che in soli tre giorni circa il 10 per cento dei cittadini under 60 ha rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione eterologa (prima dose con un vaccino, in questo caso AstraZeneca, e richiamo con altro vaccino). In questo casi, secondo il titolare della sanità laziale, bisognerebbe dare la possibilità al medico di scegliere di somministrare AstraZeneca, previa firma di apposito consenso informato da parte del paziente. Fanpage.it ha chiesto su questo un parere al presidente dell'Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi.

Sulla questione del secondo richiamo con AstraZeneca anche agli under 60, lei è d'accordo? Cosa ne pensa?

Con queste circolari abbiamo tolto al medico quella che dovrebbe essere la sua attività reale: quella di far stare in sicurezza i cittadini e quindi anche scegliere la modalità e quale vaccino somministrare al proprio paziente. Ogni paziente ha la sua storia clinica e il medico è in grado, tramite l'anamnesi e una visita, di decidere quale vaccino sia più opportuno somministrare. La competenza medica è fondamentale. Nei prossimi mesi passeremo dagli hub ai centri di prossimità, ai poliambulatori, agli studi dei medici di famiglia, ai pediatri, fino alle farmacie (ma sempre con un medico). Per ridurre i fattori di rischio bisogna dare al medico la possibilità di poter fare il medico. La medicina non si fa per decreto, la realtà è questa.

Quindi dovrebbe essere data la possibilità ai medici di fare i richiami degli under 60 con AstraZeneca?

Se il medico consiglia AstraZeneca si fa AstraZeneca, se consiglia Johnson&Johnson si fa Johnson&Johnson. Dipende dal paziente che si ha davanti. Questo non può essere deciso per circolare. Se io ho di fronte un paziente che ha fatto AstraZeneca e non ha nessun problema, non vedo il motivo, e sono d'accordo con l'assessore D'Amato, per non fargli AstraZeneca come richiamo. Devo valutare, nella mia responsabilità di medico, se quel paziente può fare quella tipologia di vaccino o meno, valutando le sue patologie e la sua storia clinica. A maggior ragione, se il vaccino viene fatto negli studi di medicina generale, negli studi dei pediatri o nelle Asl che seguono da anni quei pazienti, i medici conoscono perfettamente sia le patologie che la storia clinica dei pazienti. E questo riduce ancora di più un rischio legato al vaccino, che già è molto basso e che però si riduce ulteriormente.

Se si fa solo la prima dose di vaccino e salta la seconda, quali potrebbero essere le conseguenze?

Esattamente quello che sta accadendo in Inghilterra: sta prendendo piede la variante Delta, perché la gran parte delle persone ha fatto soltanto una dose (soprattutto di AstraZeneca). In quel Paese è stata presa una decisione politica di vaccinare quante più persone con una dose per dare un minimo di copertura per cercare di uscire il prima possibile dalla pandemia. Il problema è che poi il virus muta, e la copertura con la prima dose è circa al 33% a fronte del 60% con la seconda. C'è una bella differenza. Saltare la seconda dose può mandare all'aria quella che è la copertura che vogliamo avere. Dobbiamo chiudere quanto prima la campagna vaccinale, entro settembre, altrimenti rischiamo di trovarci in una brutta situazione. Il virus fa il suo lavoro e lo fa molto bene: se gira e trova resistenza perché ci stiamo vaccinando, muta per poter sopravvivere. Tanto è vero che noi abbiamo vaccinato le fasce più alte e ora il virus sta virando verso i più giovani. Lui sta cercando di sopravvivere, dobbiamo essere noi a fare bene il nostro lavoro, vaccinarci e continuare ad avere quelle attenzioni che abbiamo avuto finora. Dobbiamo trasformare il coronavirus in una semplice influenza, evitare ospedalizzazioni, terapie intensive e decessi. È molto peggio avere il covid che fare il vaccino.

C'è stato un eccesso di paura verso AstraZeneca?

C'è stato un eccesso di paura perché non si è deciso per competenze. La prassi deve essere andare prima dal medico, e farsi consigliare da lui la tipologia di vaccino. Tutti i farmaci hanno effetti collaterali, il punto è evitarli il più possibile rivolgendosi a gente che sa quello che fa, che sa quello che prescrive e con quale criterio lo sta facendo. Abbiamo sicuramente esagerato sul discorso della pericolosità ma non dobbiamo sottovalutare gli effetti collaterali. Questo rischio si può ridurre facendo decidere al medico rispetto al paziente che ha davanti e decidere che vaccino fare.

di Natascia Grbic ed Enrico Tata

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