A volte ritornano è il caso di dire. Enrico Gasbarra, classe 1962, già presidente della Provincia e vicesindaco di Roma con Veltroni, poi parlamentare ed europarlamentare, dal 2019 non ha incarichi politici attivi pur essendo iscritto al Partito Democratico e partecipando alla vita del partito. Nominato da Zingaretti a capo dell'Ipab Isma – Istituti di Santa Maria in Aquiro. Di lui si era parlato per le suppletive in I Municipio, così da preparargli il ritorno in politica, ma Enrico Letta non ha voluto sentire ragioni: il seggio non è delle correnti, promuovendo così Cecilia D'Elia in parlamento. Non ha Instagram e i suoi profili Facebook e Twitter sono fermi rispettivamente al febbraio 2016 e al 22 marzo dello stesso anno. A oggi è certo il suo ingresso nella corsa per le primarie del centrosinistra per la Regione Lazio.
A volere Gasbarra in campo è prima di tutto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, le cui truppe sono ordinate dal generale Claudio Mancini. Ma su Gasbarra, pur con accortezza e una bassa esposizione, si sta posizionando anche Nicola Zingaretti, che lascia la Regione Lazio senza un erede designato ma con una corrente che pesa in postazioni e numeri. L'idea sarebbe del sempiterno Goffredo Bettini, oggi lontano dai riflettori per una pausa di riflessione lontano dalla prima fila della mischia con annesso viaggio in Thailandia (non è la prima volta che lo fa). Il nome di Gasbarra avrebbe secondo molti due vantaggi: un nome autorevole e in grado di far parlare mondi diversi, che conosce bene la macchina amministrativa e a dirla tutta conosce tutti, almeno tutti quelli che contano, e farebbe siglare un patto a zingarettiani e manciniani. Un patto che ancora ad oggi non c'è, fatto che provoca ciclicamente qualche tensione. Ha però un difetto: viene da un'epoca lontana, per quanto da molti rimpianta, e non è proprio stato al centro dell'attenzione negli ultimi anni. Insomma lontano dalla politica ma senza i vantaggi di un outsider, rischia di apparire come un usato assicurato ma un po' sbiadito.
Di questo si dovranno però occupare kingmakers e agenzie di comunicazione. Quella che sembra certa intanto è la tempistica: subito dopo i ballottaggi. Un altro punto fermo sono le primarie da fare in autunno, la prima data utile indicata dal Nazareno è il 13 novembre. Nonostante i tentativi di ricomporre il quadro sicuramente in campo ci saranno anche Daniele Leodori, attuale vicepresidente della Regione Lazio, e Alessio D'Amato, assessore alla Sanità. Leodori è espressione di Area Dem di Franceschini, e su di lui punterebbero molti importanti portatori di voti del partito nelle province. È noto il suo asse con Roberta Lombardi del Movimento 5 Stelle, con la quale ha preparato e portato a casa l'allargamento della maggioranza di Zingaretti, e ha un buon rapporto con i Verdi rappresentati in consiglio da Marco Cacciatore. Al partito ha chiarito di non aver nessuna intenzione di ritirarsi. Allo stesso modo non si ritirerà Alessio D'Amato, che non è iscritto al PD e che piace a Carlo Calenda anche se viene dalla sinistra sinistra. L'assessore alla Sanità proverà a capitalizzare oltre gli steccati dei partiti il consenso e la visibilità personale avuta grazie a una gestione della pandemia di Covid-19 e della campagna vaccinale che, se non perfetta, è stata tra le più efficienti in Italia.
Tre uomini che si contenderanno la candidatura a governatore in una competizione che appare aperta molto più di quella per il Campidoglio. All'appello manca una candidatura femminile che potrebbe arrivare nei prossimi giorni da sinistra.