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Arriva al Gemelli con un’infezione “mangia-carne” ad una gamba: medici gli salvano la vita

Il giovane è arrivato in condizioni critiche, per un’infezione “mangia-carne”. A salvarlo un team di ortopedici e chirurghi plastici: “Un percorso lungo, con una tecnica eccezionale e innovativa”.
A cura di Beatrice Tominic
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La gamba destra di Onya prima dell'intervento.
La gamba destra di Onya prima dell'intervento.

Si sono messi al lavoro per ricostruire gamba e piede di un giovane e gli hanno salvato la vita. È quanto realizzato dal team di ortopedici e chirurghi plastici del policlinico Gemelli di Roma un mese fa con una serie di interventi alla gamba destra, che presentava una grave infezione da batteri "mangia-carne", contratta dopo una banale ferita cutanea, che poi si è estesa ai muscoli della gamba, alla tibia e alle ossa della caviglia grazie ad una serie di operazioni innovative.

I medici hanno sottoposto il giovane, proveniente dalla Nigeria dopo una vita travagliata, a un complesso intervento di ricostruzione delle parti ossee, dei muscoli e della cute (sistema ‘lembo-chimera’) che gli ha permesso di salvare la vita e la gamba del paziente. Nei suoi confronti, poi, è scattata la corsa alla solidarietà: assistito dai servizi sociali, è stato ospitato in casa famiglia.

"Un intervento eccezionale svolto dal team interdisciplinare con ortopedici e chirurghi plastici, all’interno della nostra struttura di Ortopedia e Traumatologia del Gemelli- è il commento del professor Giulio Maccauro, Ordinario di Ortopedia all’Università Cattolica e Direttore della UOC di Ortopedia e Traumatologia di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS – Si tratta di una disciplina nuova, che ha pochi altri centri in Italia".

L'arrivo in ospedale con il batterio "mangia-carne"

Il giovane è approdato sulle coste della Calabria, nel 2017, dopo una vita difficile e segnata dalla povertà. Poco dopo ha trovato lavoro nel Lazio, come operatore ecologico. È proprio durante il lavoro che è finito con la gamba in una buca coperta da una lastra di compensato e ha riportato la brutta ferita. Per curarsi si è rivolto a vari ospedali che lo hanno sottoposto ad interventi parziali e a tanti antibiotici, fino ad arrivare al pronto soccorso del policlinico Gemelli. La diagnosi fornita dai medici è stata di osteomielite post-traumatica, una grave infezione ossea, che coinvolgeva gran parte della tibia e della caviglia della gamba destra.

La gamba destra di Onya dopo l'intervento.
La gamba destra di Onya dopo l'intervento.

Quando è arrivato in ospedale, l'infezione gli aveva già mangiato parte delle ossa della gamba ed era arrivata alla caviglia. Sottoposto ai tamponi colturali profondi, è stata riscontrata una serie di batteri "mangia-carne" (flesh-eating), dallo Stafilococco Aureus all’Escherichia Coli, che hanno devastato cute, muscoli fino all'osso. Così è stato necessario ricorrere alla chirurgia.

Rischia l'amputazione della gamba, ma i medici lo salvano

I medici non hanno mai nascosto ad Onya i rischi: in caso di necessità avrebbero dovuto ricorrere all'amputazione della gamba. Prima, però, si sono messi al lavoro su una soluzione alternativa. Così il dottore ortopedico Carlo Perisano, ricercatore in Ortopedia e Traumatologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore e dirigente medico presso la UOC di Ortopedia e Traumatologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, e la dottoressa Elisabetta Pataia, docente di Chirurgia ortoplastica all’Università Cattolica del Sacro Cuore e chirurgo plastico presso la UOC di Ortopedia e Traumatologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, hanno proposto di asportare a parte inferiore della gamba e parte della caviglia, per poi ricostruire il tutto.

Le prime operazioni e la ricostruzione

Onya ha iniziato il suo percorso, durato circa un anno, con interventi eccezionali e innovativi. "Prima abbiamo resecato quasi tutta la tibia del paziente sotto il ginocchio e l’astragalo, per rimuovere tutti i focolai di infezione – spiega il dottor Perisano – Poi abbiamo messo un sostituto temporaneo dell’osso, cioè uno spaziatore cementato e antibiotato, al fine di far guarire i tessuti e ridurre il rischio di re-infezione".

Da sinistra a destra Giulio Maccauro, Elisabetta Pataia, Carlo Perisano.
Da sinistra a destra Giulio Maccauro, Elisabetta Pataia, Carlo Perisano.

Dopo 4 mesi di terapia antibiotica, è scattato il percorso di ricostruzione ossea, con il tentativo di allungamento dell'arto con un fissatore esterno. "Si tratta di un intervento particolare consistente nell'osteotomia della parte di tibia rimanente e nella distrazione dei due monconi ossei (il gap osseo era di circa 20 cm), per permettere all’osso neoformato di crescere tra le porzioni di osso residue", ha continuato l'ortopedico. In questo modo è stato possibile recuperare 10 centimetri di osso che, però, non erano sufficienti a ricostruire la parte mancante della tibia. 

Il nuovo eccezionale intervento del Gemelli

Il team di medici, allora, ha studiato una nuova strategia chirurgica complessa e del tutto innovativa: "Abbiamo prelevato tre lembi: uno muscolo-cutaneo dalla coscia e due ossei da entrambi i peroni del paziente. Ci siamo trovati questa sorta di patchwork osseo-muscolo-cutaneo che è stato collegato con tecnica micro-chirurgica – ha aggiunto la dottoressa Elisabetta Pataia – Si tratta di un sistema detto lembo-chimera che consiste nel collegare un lembo muscolo-cutaneo al vaso arterioso della gamba ricevente, per poi collegare tra di loro i restanti lembi. In pratica il primo lembo alimenta l’altro, attraverso una serie di connessioni vascolari realizzate al microscopio, che partendo da un solo vaso ha consentito di alimentare tre lembi diversi".

Con il perone della gamba sana e di quella malata, il dottor Persiano è riuscito a ricostruire la parte mancante della tibia e l'astragalo del paziente, fissando il tutto con delle viti ortopediche e mettendo a protezione, un fissatore esterno circolare, per permettere la guarigione dei tessuti e far consolidare le parti ossee. Oggi Onya vive in una casa famiglia, assistito dai Servizi Sociali. Cammina con le stampelle, ma la sua gamba è stata ricostruita.

"Un intervento eccezionale che conferma la validità della nostra intuizione di creare un servizio di chirurgia ortoplastica, interdisciplinare con ortopedici e chirurghi plastici, all’interno della nostra struttura di Ortopedia e Traumatologia – è il commento del professor Giulio Maccauro, Ordinario di Ortopedia all’Università Cattolica e Direttore della UOC di Ortopedia e Traumatologia di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS – Si tratta di una disciplina nuova, che ha pochi altri centri in Italia".

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