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Arrestato Marcello Colafigli, boss storico della Banda della Magliana: gestiva il traffico di droga in zona

Arrestato a Roma Marcello Colafigli, l’ultimo boss della Banda della Magliana: gestiva le piazza di spaccio nel quartiere. Coinvolte nell’inchieste 28 persone coinvolte nel traffico di droga. In libertà vigilata e condannato all’ergastolo, è il Bufalo di Romanzo Criminale.
A cura di Valerio Renzi
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Nelle prime ore di oggi, martedì 4 giugno, è stato arrestato Marcello Colafigli, l'ultimo boss irriducibile della Banda della Magliana. Detto Marcellone era in stato di semilibertà dopo aver ricevuto diverse condanne all'ergastolo. Nonostante avesse settant'anni e siano ormai passati decenni da quando il suo gruppo criminale era in auge, l'uomo gestiva ancora lo spaccio di stupefacenti in quel quartiere. Per l'accusa gestiva un gruppo criminale che smerciava la sua droga in quello che, quarant'anni fa, fu la rocca forte di Franco Giuseppucci, Enrico De Pedis e Maurizio Abbatino. Nella nota serie tv e nel film Romanzo Criminale è il personaggio del Bufalo.

L'operazione ha portato alla notifica di 28 misure cautelari nei confronti di altrettante persone, accusate a vario titolo di far parte di un'associazione criminale finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, di tentata rapina in concorso, tentata estorsione in concorso, ricettazione e possesso illegale di armi, procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale.

L'inchiesta che ha portato agli arresti di questa mattina ha preso il via nel giugno del 2020. Le indagini sono state dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e portate avanti dal Nucleo Investigativo dei carabinieri. L'organizzazione avrebbe gestito un traffico di droga nella zona della Magliana e sul litorale del Lazio. Colafigli era in grado di gestire importanti partite di droga, facendole arrivare direttamente dalla Colombia tramite la Spagna, grazie ai rapporti con con esponenti della ‘ndrangheta, della camorra, della mafia foggiana.

Al momento dell'arresto di questo mattina Colafigli, condannato con più ergastoli, si trovava in libertà vigilata. È stato considerato tra l'altro come il mandante dell'omicidio Enrico De Pedis detto "Renatino", l'ultimo e più potente boss della Magliana. È stato condannato anche per il sequestro e l'omicidio del Duca Massimo Grazioli Lante della Rovere, considerato l'atto fondativo della Banda della Magliana.

"Eccezionale attitudine al crimine", le parole del gip

Disinvoltura nell'intrattenere legami con figure criminali di primo piano, facilità nel compiere reati di varia natura. Queste le caratteristiche attribuite da Marcellone Colafigli dal gip che ne ha convalidato l'arresto, Livio Sabatini. Nonostante il regime di semilibertà, secondo le accuse, è riuscito a pianificare cessioni ed acquisti di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti dall'estero (Spagna e Colombia) e a mantenere i rapporti sia con esponenti della ‘ndrangheta, della camorra, della mafia foggiana che con albanesi inseriti di cartello narcos sudamericano.

"Non appena ammesso allo svolgimento del lavoro esterno al carcere, sfruttando la copertura offertagli dalla responsabile della cooperativa, ha organizzato, in breve tempo, un rilevante numero di importazioni di cocaina ed hashish, di ingente quantità e con abilissime modalità sia nell'escogitare il trasferimento del denaro ai fornitori colombiani sia nel trasporto del narcotico, sfruttando canali italiani ed esteri e programmando, infine, di fuggire all'estero con i proventi delittuosi, in un prossimo futuro mediante l'utilizzo di documenti falsi", si legge nell'ordinanza.

"Ha agevolmente costituito, diretto e coordinato la compagine criminale composta da soggetti del tutto affidabili e non improvvisati a lui estremamente fedeli, riconosciuto come un criminale autorevolissimo". Fin dall'epoca della Banda della Magliana, come ha dichiarato a Fanpage.it il magistrato Otello Lupacchini, Colafigli era un boss molto stimato. "Studiava, si documentava. Quando lo arrestammo aveva il codice penale sul comodino. Aveva influenza anche fra gli altri capi della banda".

Nell'ordinanza, il ruolo di capo di Lupacchini appare chiaro: "Aveva il compito di risolvere i diversi problemi insorti nella gestione del traffico degli stupefacenti o nel reperire le risorse economiche necessarie emerge in molteplici occasioni. Si deve infine sottolineare la facilita' di Colafigli di intrattenere in prima persona i contatti", si conclude poi.

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