Arrestato Bachcu, leader della comunità bengalese a Roma: ha fatto sequestrare un connazionale
Sarebbe il mandante del sequestro e del pestaggio di un connazionale Nure Alam Siddique meglio conosciuto come ‘Bachcu', il leader della comunità bengalese a Roma Dhuumcatu, che carabinieri e Polizia di Stato hanno arrestato e portato in carcere. La misura di custodia cautelare nei confronti del cinquantanovenne è scatatata la mattina presto di oggi, giovedì 11 aprile, come disposto dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma. Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato Viminale e i militari della Stazione di Roma Torpignattara, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura sono andati a prenderlo a casa. Il movente del sequestro riguarda un'estorsione per un debito di circa 100mila euro, che aveva contratto per il rilascio del permesso di soggiorno per due conoscenti e per un prestito di denaro. Insieme a Bachcu militari e poliziotti hanno raggiunto altri due cittadini bengalesi, che hanno ricevuto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Il sequestro a Torpignattara, la vittima ritrovata in un hotel a Carsoli
Bachcu è gravemente indiziato di essere appunto il mandante di un sequestro di persona e dovrà rispondere delle accuse a proprio carico. Il sequestro risale al 30 ottobre del 2022 e si è verificato nel quartiere di Torpignattara. A denunciarne la scomparsa è stata la compagna della vittima, che il giorno stesso si è rivolta al Commissariato Viminale. Subito sono partite le indagini, e la persona sequestrata è stata rintracciata in breve tempo in un hotel nel Comune di Carsoli, in provincia de L'Aquila. Insieme a lei gli agenti della la Squadra Mobile della Questura de L’Aquila hanno trovato altri tre cittadini bengalesi e li hanno arrestati, sottoposti alla misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Come gli investigatori sono risaliti a Bachcu
La vittima del sequestro si è presentata di sua iniziativa alla stazione dei carabinieri di Torpignattara a novembre del 2022, per parlare del rapimento e aggiungere dei dettagli importanti alle indagini. Ha spiegato di aver ascoltato le conversazioni telefoniche tra i sequestratori e un altro connazionale, considerato appunto il leader della comunità bengalese romana. Sarebbe stato proprio lui, a suo dire, a dare le indicazioni sul sequestro. Ha raccontato che i sequestratori avrebbero agito con violenza, trascinandolo fuori da un ristorante in pieno giorno e costringendolo a salire su un’auto. L'avrebbero preso a pugni sul volto e sul corpo, coprendogli poi gli occhi con una benda e la bocca con un pezzo di stoffa, per non farlo urlare. Le complesse indagini hanno portato ad accertare che la vittima era già stata sequestrata e trattenuta contro la sua volontà in due diverse occasioni, per ottenere il pagamento del debito.