Ardea, al vaglio cellulare e pc del killer: madre rischia indagine per la mancata denuncia dell’arma
La madre di Andrea Pignani, alla morte del marito, avrebbe dovuto denunciare alle forze dell'ordine o il possesso dell'arma da fuoco, o il suo smarrimento. Nulla di questo è stato fatto: forse la donna non sapeva quale fosse la prassi, o forse non aveva più visto quella Beretta calibro 7,65 e se ne era dimenticata. Fatto sta che è finita nelle mani sbagliate, nelle mani di un ragazzo di 34 anni con problemi psichici che nella giornata di domenica ad Ardea ha fatto una strage, uccidendo i fratellini Daniel e David Fusinato, e il 74enne Salvatore Ranieri. Tra le ipotesi al vaglio della magistratura, quella di aprire un fascicolo per detenzione abusiva di arma da fuoco a carico della madre di Andrea Pignani, che adesso rischia di essere indagata.
A Roma oltre 250mila le armi detenute legalmente
Sono circa dieci milioni le armi in giro in Italia. Oltre 250mila le pistole e i fucili nella città di Roma, mentre nelle province si superano le 170mila. Ignoto il numero delle armi clandestine, in mano alle criminalità organizzata, facilissime da reperire sul mercato. Ma il tema sollevato dalla strage di Ardea è un altro, ed è quello degli omicidi realizzati con pistole detenute legalmente e poi passate di mano dopo il decesso del proprietario. Secondo i dati elaborati dall'Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza (Opal) nel 2018 e nel 2019 gli omicidi commessi con armi legali hanno superato quelli di matrice mafiosa.
Sequestrati pc e cellulare del killer
Continuano intanto le indagini sulla strage di Ardea e sui motivi che hanno spinto Andrea Pignani a uscire di casa armato domenica mattina e compiere quei tre odiosi omicidi. I carabinieri hanno sequestrato tablet, computer e cellulare del ragazzo – morto suicida per un colpo di pistola – e proveranno a vedere se sui dispositivi elettronici vi sia qualcosa, qualunque cosa, che possa aiutare a far luce su questa follia.
Il testimone: "Era strano, ma non pensavo fosse pericoloso"
"Era strano ma non avevo mai pensato potesse essere pericoloso. Era un ragazzo timido, con gli occhiali, sempre con lo zainetto, il classico tipo a cui non presti attenzione. Non si vedeva quasi mai, tranne ogni tanto quando usciva di casa per fare una passeggiata", ha spiegato un testimone a Fanpage.it. "Roberto è stato probabilmente l'ultima persona ad averlo visto in vita: arrivato cinque minuti dopo la strage, ha visto Pignani fermo davanti la porta della sua abitazione. Immobile, come se nulla fosse accaduto. "Ci siamo guardati e ho pensato ‘è quello dell'altra volta', perché qualche giorno fa avevamo avuto una discussione. Non mi ero accorto che aveva una pistola in mano. Qualche secondo e abbiamo cominciato a sentire le sirene".