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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi, Morassut: “Dopo 41 anni in commissione emergono novità”

In occasione del 41esimo anniversario dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, Fanpage.it intervista Roberto Morassut (Pd), vicepresidente della commissione di inchiesta sui casi di scomparsa della 15enne vaticana e Mirella Gregori Roberto Morassut. “Non escludiamo di ascoltare anche cittadini e personaggi del Vaticano”.
A cura di Beatrice Tominic
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Sono passati esattamente 41 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, il 22 giugno del 1983. Proprio oggi si tiene il tradizionale sit in in ricordo della quindicenne vaticana. Da qualche mese sono iniziati i lavori della commissione bicamerale d'inchiesta che, oltre al caso Orlandi sta esaminando anche quello della scomparsa di Mirella Gregori. A che punto siamo?

Mancano ancora almeno quattro o cinque audizioni prima di agosto, che verranno organizzate compatibilmente con le disponibilità delle persone chiamate a parlare. La commissione sta andando avanti ormai da più di un mese con importanti progressi su alcuni punti ancora secretati ma che emergeranno nelle relazioni conclusive. C'è un clima di sostanziale concordia fra tutti i gruppi, molto positivo, in particolare da parte della presidenza.

Stanno emergendo novità sui casi?

Testimoni, parenti, magistrati e giornalisti che si sono occupati del caso stanno facendo emergere interessanti novità, naturalmente alcune sono sono secretate e quindi su questo non possiamo rilasciare dichiarazioni, poi stiamo anche acquisendo dei documenti, in parte già pubblici, oltre agli atti delle procure che hanno indagato nel corso degli anni. Siamo molto attenti a seguire con grande attenzione e il protocollo di segretezza e di collaborazione.

Proprio nei giorni scorsi sono state chiamate in audizione le amiche delle due ragazze scomparse. Per alcuni si tratta di testimonianze chiave, come nel caso di Sonia De Vito, l'amica del cuore di Mirella Gregori che, secondo la sorella Maria Antonietta, non avrebbe detto tutta la verità.

L'audizione di Sonia De Vito era particolarmente attesa. In un primo momento fu anche indagata, poi archiviata dal procedimento di scomparsa. Ma ha sempre avuto un ruolo chiave per poter rileggere la storia della scomparsa di Mirella Gregori, in quanto è stata forse l'ultima persona a vederla in un bar a pochi passi da dove abitavano. Per questo è stato necessario poterla riascoltare. È stata una lunga audizione, ma i contenuti non sono rivelabili perché sono stati segretati. È stata la stessa De Vito a chiedere di essere ascoltata a porte chiuse.

Ieri poi è stato il turno delle amiche di Emanuela Orlandi. Fra loro anche Laura Casagrande, con cui la quindicenne vaticana frequentava le lezioni di coro. Più volte aveva raccontato di aver visto Emanuela dopo la lezione il giorno della sua scomparsa, ma proprio ieri ha cambiato versione, dicendo di non ricordare nulla di quella giornata.

Questa è stata un'affermazione abbastanza sorprendente. La seduta in questo caso non era secretata. Ci sono due punti che rappresentano una novità, nel particolare. Il primo riguarda il livello di conoscenza fra Casagrande e Orlandi: secondo le fonti interne, le documentazioni e le testimonianza di altre persone si trattava di una conoscenza molto intima tanto che Emanuela aveva un bigliettino con il numero di telefono dell'amica. Pochi giorni dopo avrebbero dovuto tenere insieme un concerto. Proprio sulla base di quel numero la famiglia Casagrande ha ricevuto una chiamata anonima da una voce mediorientale, forse dal Turkish.

E la seconda novità?

È proprio quella del cambiamento di versione da parte di Casagrande su cosa è accaduto in corso Rinascimento quel giorno e la presenza (o meno) di Emanuela Orlandi. Già in precedenza aveva rilasciato due dichiarazioni abbastanza contraddittorie. Prima aveva detto di essere rimasta con lei alla fermata dell'autobus. I giorni immediatamente successivi, interrogata dalla squadra mobile, ha rilasciato una seconda dichiarazione fatta ai Carabinieri in cui diceva di averla vista soltanto a distanza, alle sue spalle. E poi di non averla vista più. Lei era molto emozionata, probabilmente ha anche delle difficoltà a ricordare una cosa di 40 anni fa, però su questo punto abbiamo insistito.

Cosa avete ottenuto chiedendole maggiori delucidazioni?

Un'affermazione di questo genere è molto importante da mettere agli atti. E provoca inevitabilmente una serie di altri interrogativi a cui dobbiamo trovare risposta. Non ricorda di averla vista sul corso, ma era presente? O non c'era proprio? Ma accertare la presenza di Emanuela lungo il corso è decisiva per capire gli attimi appena precedenti la scomparsa. Che percorso ha fatto questa ragazza da Sant'Apollinare? Dove si è fermata e dove, ad un certo punto, è stata inghiottita dal nulla? sulla base delle testimonianze. In tutti questi anni ci sono state testimonianze molto diverse fra loro.

Audizioni secretate, versioni cambiate dopo anni. Pensa che fra alcuni testimoni possa esserci un sentimento di paura?

È vero, spesso sono i testimoni a chiedere di parlare a porte chiuse. Ma dobbiamo tenere conto che si tratta di audizioni un po' particolari. Fino ad ora hanno parlato alla presenza di una manciata di persone, quando sono state chiamate a farlo in sede giudiziaria. Chi viene ricevuto dalla commissione bicamerale, invece, oggi si trova a parlare davanti ai membri, tantissime persone. L'impatto emotivo è sicuramente maggiore e anche il timore di poter dire qualche cosa di sbagliato: inesattezze, qualche ricordo meno vivido. Si aggiunge anche il fattore temporale.

Sono passati 41 anni, effettivamente.

Esatto. Ed è comprensibile che tanti ricordi possono essere sfumati anche per l'impatto psicologico e questa cosa può aver determinato nella loro memoria. Inoltre, parlare a porte aperte comprenderebbe anche il ritorno della stampa, magari si verrebbe contattati per telefono. A porte chiuse viene garantita una maggiore tranquillità.

Passiamo alle audizioni future, invece. Proprio ieri è emersoil rifiuto della commissione ad ascoltare Alì Agca, almeno per ora. Secondo il presidente di commissione De Priamo mancherebbero i presupposti. Cosa avrebbe potuto portare ad una convocazione dell'attentatore di Woytjla?

L'attentato a papa Giovanni Paolo II da parte  di Alì Agca e la scomparsa delle ragazze sono due fatti che si incastonano in un percorso è una storia più ampia, che ci siano o meno collegamenti fra loro. C'è stata la pista del possibile scambio. Avrebbe avuto senso ascoltarlo. Ma dopo le dichiarazioni pubbliche, quando ha detto che avrebbe voluto essere ricevuto, noi gli abbiamo chiesto di inviare alla commissione una richiesta formale con qualche documento e contenuto che voleva condividere. Ma non è mai arrivato nulla.

Sulle prossime audizione, invece, cosa può dirmi? Chi verrà chiamato a parlare? 

Abbiamo principalmente individuato, in questa prima fase della commissione, 4 categorie di persone da ascoltare. I testimoni; i magistrati e le parti legali; i parenti (ascoltati nella prima audizione, ndr) e i giornalisti. Prima di agosto avremo ancora quattro o cinque sedute, prima delle ferie. Ci concentreremo sulle parti legali. Ovviamente tutto dipenderà dalla disponibilità delle persone chiamate in audizione, però.

Pensate di riuscire ad inserire anche una quinta categorie, con cittadini, figure di spicco o religiosi del Vaticano da accogliere nelle prossime audizioni?

Anche questo è un tema. Ma in quel caso si dovrà attivare anche una procedura diplomatica per poter interrogare eventualmente persone o personalità che siano cittadini vaticani. Non dobbiamo dimenticare che anche nella procura Vaticana c'è un procedimento in corso, quindi dobbiamo coordinarci e collaborare attentamente. Le procedure sono un po' più complesse, però non è da escludere che possa succedere da qui al termine della commissione. Il nostro compito è ricostruire una parte di storia del nostro Paese.

Cosa intende?

C'è un grande lavoro di ricerca. Sullo sfondo dei due casi di scomparsa c'è lo scenario storico, politico e geopolitico di quegli anni. Lo dimostrano anche lenumerose piste sul caso di scomparsa soprattutto di Emanuela Orlandi. Da quella internazionale, a quella criminale, fino al ratto sessuale. Ma potrebbero essere valide tutte e non completamente separabili, ma correlate fra loro. Ma continuiamo a muoverci ancora fra i forse e le probabilità.

E il caso di Mirella Gregori a quale delle piste si collegherebbe?

Andando avanti mi sono convinto che i due casi di scomparsa, quello di Emanuela Orlandi e quello di Mirella Gregori, non abbiano una relazione. Ma è una mia opinione personale (la stessa, condivisa anche dal giornalista Sarrocco, già ascoltato in commissione, ndr), non una conclusione della commissione. Credo che i due casi sia stati unititi strumentalmente.

In che senso?

Qualcuno ha cercato di collocare il caso Gregori parallelamente al caso Orlandi inserendolo all'interno della pista internazionale del ricatto per liberare Agca. Per questo secondo me, fra tutte le ipotesi, la pista internazionale è quella meno attendibile. Per me il caso Orlandi ha una sua storia. Da un punto di vista strettamente giudiziario e criminale sono due cose diverse, ma che possono avere dei punti in comune.

Purtroppo, però, non tutte le figure che si sono occupate dei casi potranno essere ascoltate. Penso alla pm Simona Misto, titolare dell'inchiesta sulla scomparsa di Orlandi, all'agente Giulio Gangi dei servizi segreti di cui si è parlato nell'audizione dei cugini di Emanuela. Fra i giornalisti non possiamo non citare Andrea Purgatori. 

Certamente, molti testimoni importanti sono morti negli anni. È chiaro che questo rappresenta un problema. Purgatori, ad esempio, aveva fatto un lavoro importantissimo e non potrà condividerlo. Ma si procede con quello che c'è. E non è poco. È vero che 41 anni sono tanti, ma possono ancora consentire di cercare tante persone, di ricostruire tanti fatti. Un lavoro serio si può ancora fare.

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