Andrea, a 23 anni è vittima di revenge porn, e denuncia la ragazza che lo ricattava
«Qualcuno sta facendo girare alcune mie foto riprese durante una videochiamata – ha scritto sul social – provando senza successo a estorcermi dei soldi». Un tentativo fallito grazie alla pronta reazione di Andrea, che ha anticipato i suoi aguzzini raccontando tutto in un post. Ha poi deciso di denunciare l'accaduto alla Polizia Postale. Andrea è uno studente, attore comico emergente ed esperto di comunicazione politica. Qualche giorno fa, è stato contattato su Facebook da una ragazza sconosciuta. Confortato da alcune amicizie in comune sul social, il giovane ha accettato di partecipare ad una videochiamata nella quale la ragazza si è presentata in pose sessuali. "L'ho fatto anche io – racconta al quotidiano Il Messaggero – e all'improvviso ha proiettato il mio video dicendomi che lo avrebbe pubblicato online per rovinare la mia vita". È l'inizio di un incubo.
"Una strategia di paura premeditata"
Insieme alle minacce arriva la richiesta di denaro, 3700 euro. "Al terzo giorno di terrore ho deciso di raccontare tutto – dice Andrea al quotidiano romano – il mio post è stato un grido per dire basta, non devo vergognarmi della mia vita sessuale e non devo vivere nel timore che qualcuno infanghi la mia reputazione perché ha mie pose sessuali". Il giovane ha giocato d'anticipo, chiedendo ai suoi contatti di condividere la sua denuncia per evitare eventuali brutte sorprese ai suoi cari e per mettere fine al ricatto.
La reazione alla "banalità del revenge porn"
"Dice che lo manderà al mio luogo di lavoro, ma io lavoro presso me stesso – scrive nel post di denuncia – dice che lo manderà ai miei cari, così sapranno quanto vado fiero del mio corpo, dopo una vita spesa a mortificarmi. Dice che lo manderà a un sito porno». Più avanti la spiegazione sul perché ha deciso di non lasciarsi mortificare. «La banalità del revenge porn – scrive – è racchiusa nel senso di queste due frasi: derisione e stigma. Per un attimo volevo nascondermi ma poi ho pensato alle tante vite spezzate da un gesto simile, alla lista dei corpi violati a cui mi sarei aggiunto, ma sapete che vi dico? Questa storia non ha senso".
La denuncia e il messaggio di speranza
Andrea ha deciso quindi di abbandonare la vergogna e di denunciare tutto alla Polizia Postale. Per una giornata il suo telefono ha continuato a ricevere richieste di denaro senza sosta. Ma il consiglio della Polizia ha fermato la catena del ricatto: il giovane ha reso privato il suo profilo Facebook e ha oscurato la lista degli amici. Dopo poco tempo il telefono non squillava più. "Ci metto la faccia – ha aggiunto – spero la mia esperienza possa servire anche per i casi in cui l’aguzzino è un partner o una persona fidata. Alla cultura dello stupro rispondiamo con coraggio e fierezza dei nostri corpi". Andrea è convinto che la sua testimonianza possa dare forza e voglia di reagire a tutti coloro che cadono nella trappola del revenge porn. "Hanno visto che non avevo più paura e così hanno smesso di cercarmi".