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Allerta a Roma dopo l’attacco a Israele, il prefetto: “Misure di sicurezza già molto alte”

Il prefetto di Roma dopo l’attacco dell’Iran ad Israele dichiara che “l’attenzione e le misure di sicurezza sono alte”. In prefettura il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza.
A cura di Alessia Rabbai
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L'attenzione è alta nella Capitale, dopo l'attacco dell'Iran a Israele con  droni ei missili di sabato sera 13 aprile, con esplosioni a Gerusalemme e in altre città. In Prefettura si è svolto il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, al termine del quale il prefetto di Roma Lamberto Giannini ha dichiarato che: "Stiamo lavorando per fare bene, per garantire la sicurezza e la percezione di sicurezza".

Per quanto riguarda l'esito della riunione ha spiegato che: "È stato un incontro per testare le misure di sicurezza, che a Roma sono già molto alte – aggiunge – I servizi da quando è iniziata la crisi sono già molto alti, però era bene fare il punto e ragionare sulla situazione. Nella Capitale e in Italia in generale c'è sempre tantissima attenzione". Giannini ha poi sottolineato: "Con la comunità ebraica c'è uno scambio informativo e d'impressione continuo".

Attenzione agli "obiettivi sensibili di Roma"

I luoghi particolarmente attenzionati dalle forze dell'ordine sono i cosidetti "obiettivi sensibili" ossia i centri religiosi e culturali, l'area a ridosso di San Pietro, la Grande Moschea, la Sinagoga, la zona del centro storico con il Colosseo e i Fori Imperiali, ma anche strade, piazze, snodi ferroviari e metropolitani, gli aeroporti.

Viminale alza le misure di sicurezza dopo l'attacco dell'Isis a Mosca

Il Viminale prima della scorsa Pasqua, aveva già alzato le misure di sicurezza a Roma, dopo il recente attacco rivendicato dall'Isis al Crocus City Hall a Mosca, con 133 morti, tra i quali tre bambini e 152 feriti. Il piano sicurezza ben collaudato in realtà c'era già, c'è stato un confronto tra le forze dell'ordine, per proseguire sulla stessa linea. In Italia sono circa 28mila gli obiettivi sensibili, tra i quali 205 riconducibili ad Israele, nella maggior parte dei casi si tratta di sedi diplomatiche o centri religiosi.

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