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Allarme bronchiolite a Roma, aumentano i bambini ricoverati: i consigli dei medici del Bambino Gesù

Allarme bronchiolite a Roma e nel Lazio: i sintomi, cosa fare e come evitare che i piccoli siano raggiunti dall’epidemia. Lo spiega a Fanpage.it il professor Alberto Villani, responsabile di Pediatria Generale al Bambino Gesù.
Intervista a Prof. Alberto Villani
Responsabile di Pediatria Generale all'ospedale pediatrico Bambino Gesù.
A cura di Beatrice Tominic
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Con l'autunno torna anche l'allarme bronchiolite per i più piccini. La situazione, anno dopo anno, si ripete. Ad essere colpiti i più piccini, anche con appena pochi mesi di vita. Nell'ultimo periodo, oltre ai casi, sono aumentati anche i ricoveri. Da quelli al policlinico Gemelli, al San Camillo e, naturalmente, all'ospedale pediatrico Bambino Gesù dove, soltanto oggi, si contano 18 ricoveri.

Per cercare di fare il punto sulla situazione, Fanpage.it ha intervistato il professor Alberto Villani, che nell'ospedale pontificio è il responsabile di Pediatria Generale.

I bambini molto piccoli sono i più colpiti dalla bronchiolite

"La situazione, purtroppo, è quella di ogni anno – esordisce il professor Villani – La bronchiolite è una malattia virale prevalentemente dovuta a un virus respiratorio particolarmente pericoloso per i bambini molto piccoli, quelli di poche settimane sono i più colpiti: generalmente finiscono ricoverati quelli che hanno intorno ai 50-70 giorni di vita". A correre maggiormente il rischio di essere ricoverati e di finire in terapia intensiva sono tutti i bimbi nati all'inizio dell'autunno.

"Per questa malattia non esistono cure se non l'ossigeno somministrato da una semplice mascherina fino ad arrivare all'intubazione nei casi più gravi e il supporto nutrizionale – continua il medico – Si tratta di una malattia molto pericolosa per i bambini che, però, torna ogni anno: il periodo epidemico va, generalmente, nelle nostre latitudini, da fine novembre primi di dicembre può colpire tutti i bambini".

Quali sono i sintomi della bronchiolite e come riconoscerla

Ma quali sono i sintomi di questa malattia? Prima di arrivare al tasferimento in ospedale, infatti, la bronchiolite si manifesta con sintomi piuttosto frequenti. "Nei bambini che non soffrono di patologie pregresse, in genere inizia con una rinite trasparenti, non impegnativa, e qualche colpo di tosse – spiega – La situazione, però, si complica progressivamente: dalla terza o quarta giornata la situazione peggiora, i bimbi iniziano a non mangiare e aumentano le difficoltà respiratorie".

Ma sono i giorni successivi, fra il quarto e il quinto, ad essere i più critici. "Nel giro di poche ore possono esserci peggioramenti repentini, soprattutto nei bimbi sotto i tre mesi. Occorre molta attenzione: da un banale raffreddore, può diventare una cosa più impegnativa".

Come prevenire la bronchiolite e quando fare il vaccino

L'arrivo della bronchiolite non è inaspettato: ogni anno ci troviamo di fronte al medesimo fenomeno. Dopo tanti anni in cui si è cercato di trovare la terapia giusta, la possibilità di proteggere i bambini con la sperimentazione di un vaccino, non andata nel verso giusto, come possiamo fare per prevenire l'epidemia di bronchiolite?

"Già all'epoca esisteva un anticorpo monoclonale che però veniva riservato solamente ai bambini a fortissimo rischio con patologie ed era somministrato in più dosi – ricorda – Oggi invece è disponibile un nuovo anticorpo monoclonale che in un'unica dose protegge il bambino per 5-6 mesi, quindi per tutta la durata della stagione in cui è atteso il picco epidemico. È già adottato in moltissime nazioni, tra cui gli Stati Uniti, la Spagna, la Francia e la Germania e da quest'anno è disponibile anche in Italia".

In alcune regioni la somministrazione è già partita, in altre arriverà presto: "Sarebbe meglio venisse somministrato a settembre, ma anche ad inizio dicembre, ad epidemia già iniziata – precisa il professor Villani – Resta una risorsa preziosissima. In alcuni casi i nuovi nati lo ricevono prima delle dimissioni dal punto nascita, in altri successivamente".

Oltre all'anticorpo monoclonale, ovviamente, il suggerimento è quello di adottare delle pratiche di buon senso che sono le stesse da utilizzare in caso di malattie infettive: "Occorre evitare di esporre il bambino alle persone con dei sintomi respiratori influenzali, lavarsi frequentemente le mani, se alcune delle persone che vivono con il bambino ha dei sintomi di tipo respiratorio influenzale è bene tenerle quanto più lontano possibile dal piccolino e, se si tratta di un genitore, il consiglio è di utilizzare almeno la mascherina e lavarsi frequentissimamente".

Come anticipato, si tratta di una malattia che rischia di essere pericolosa. "Ciò che possiamo fare oggi è cercare di sensibilizzare il più possibile sull'importanza di sottoporsi agli anticorpi monoclonali, già dai primi mesi dell'autunno. Ogni anno speriamo che le protezioni possano funzionare meglio, nel frattempo è importantissimo prendere le giuste accortezze, soprattutto per quanto riguarda i bimbi più esposti", continua. "Ma non solo i più piccoli. Anche per i bimbi più grandi c'è la possibilità di vaccinarsi contro l'influenza: fino alla fine di dicembre è possibile vaccinare i bambini dai sei mesi ai sei anni gratuitamente, ad esempio, anche se le stime ci dicono che ogni anno è addirittura meno 20% degli aventi diritto a vaccinarsi".

Cosa comporta per i più piccoli contrarre la bronchiolite

"Più dell'80% dei bimbi ricoverati sono quelli che precedentemente erano perfettamente sani – continua Villani – E dico precedentemente perché dopo aver contratto la bronchiolite i piccoli possono sviluppare maggiore sensibilità dell'apparato respiratorio: secondo le stime, dopo aver contratto questa patologia aumentano i casi di bronchite asmatica e, dall'età adulta, anche quelli di broncopneumopatia cronica ostruttiva".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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