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Ali Agca ed Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “Per essere preso seriamente servono prove”

“Serve un riscontro per le sue dichiarazioni – è il commento di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, sulla parole di Ali Agca – Sono sempre stato disposto ad ascoltare tutti, ma servono prove”.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra Pietro Orlandi in uno dei sit in degli ultimi anni in ricordo di Emanuela. A destra Ali Agca in un'immagine dell'ultimo video.
A sinistra Pietro Orlandi in uno dei sit in degli ultimi anni in ricordo di Emanuela. A destra Ali Agca in un'immagine dell'ultimo video.

A meno di una settimana dall'ultimo videomessaggio di Ali Agca sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, arriva la risposta del fratello Pietro. "Sono sempre stato disposto ad ascoltare tutti nel corso di questi 41 anni – mette le mani avanti per prima cosa – Lui ha più volte cambiato versione dei fatti, ha sempre detto che avrebbe procurato delle prove, dei documenti. Ma non ha mai portato uno straccio di prova. Serve un riscontro sulle sue dichiarazioni, io aspetto solo questo".

Pietro Orlandi e Ali Agca: "Pronto ad ascoltare anche lui"

"Sono andato anche in Turchia a parlare con lui, potete chiedere conferma. In quell’occasione, nel 2010, anche a me promise documenti a conferma di quanto asseriva. Documenti che, naturalmente, non sono mai arrivati", ha spiegato nel gruppo Facebook che gestisce Pietro Orlandi, in risposta al videomessaggio di Ali Agca.

"A quale Agca devo credere? – si chiede – A quello che dà responsabilità a Komeini, come ha scritto nel suo libro, a quello che dà responsabilità alla P2, a quello che dà responsabilità a STASI, KGB, servizi Bulgari, a quello che dà responsabilità a SISMI e CIA, a quello che dà responsabilità al Vaticano?"

E, con riferimento chiaro alla commissione bicamerale di inchiesta che si è rifiutata di ascoltarlo per la mancanza di richieste formali inviate da parte sua, aggiunge: "Io credo che qualcuno lo ascolterà quando si una di queste ipotesi porterà uno straccio di prova. Io non ho mai negato a priori alcuna ipotesi, aspetto solo uno straccio di riscontro a quanto si dichiara".

Il videomessaggio di Ali Agca

Prima ha dichiarato alla commissione bicamerale di inchiesta di essere disposto ad essere ascoltato in audizione. "So la verità e ve la dirò: non mi resta molto da vivere e voglio togliermi un peso", aveva detto all'inizio. Poi, però, chiamato dalla commissione ad inviare una richiesta formale, non ha più inviato alcuna risposta. E la commissione si è vista obbligata a rifiutare.

"Come le cosiddette inchieste manovrate dalla procura del Vaticano e da quella di Roma, anche l'inchiesta in parlamento finirà con un nulla di fatto se non con una calunnia contro zio Mario o qualche altro impreciso maniaco sessuale. Ma non è così – ha dichiarato in un lungo messaggio in cui viene fatto riferimento al ruolo del Vaticano, alle varie piste (compresa quella dei Lupi grigi, dove militava da giovane e alla Banda della Magliana), alle connessioni con il segreto di Fatima – Si trova in un convento di clausura, magari un giorno diventerà santa".

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