Al via il processo per la morte del bracciante Satnam Singh, il datore di lavoro: “Ho perso la testa”

Inizia oggi il processo per la morte di Satnam Singh, il bracciante agricolo rimasto ferito gravemente mentre si trovava al lavoro a Latina e morto due giorni dopo per le gravi conseguenze. Il lavoratore si trovava nell'azienda agricola di Antonello Lovato, oggi a processo con l'accusa di "omicidio volontario con dolo eventuale" quando un macchinario gli ha tranciato un braccio di netto. Per lui, però, non sono scattati i soccorsi: il suo datore di lavoro a giornata lo avrebbe fatto salire in un furgone, l'arto messo in una cassetta di quelle per trasportare la frutta, e lo avrebbe scaricato a qualche chilometro di distanza, non prestandogli le prime cure né chiamando i soccorsi.
La prima udienza si è tenuta oggi. Presenti in tribunale, oltre all'imputato, anche la moglie del bracciante morto, Soni Singh; la sindaca di Latina Matilde Celentano e esponenti della Cgil, che ha organizzato una manifestazione fuori dal tribunale alla presenza del segretario generale della Cgil Maurizio Landini e del segretario di Roma e Lazio Natale Di Cola. Sia il comune che il sindacato hanno di costituirsi parte civile nel dibattimento: in totale sono 16 le richieste pervenute. La prossima udienza è prevista il 27 maggio.
Le dichiarazioni di Lovato: "Ho perso la testa, non volevo morisse"
"Non ho mai voluto la sua morte, ma ho perso la testa". Queste le dichiarazioni spontanee rese in aula da Antonello Lovato, l'imprenditore pontino imputato nel processo per quanto accaduto al bracciante Satnam Singh. "Scoprire della sua morte due giorni dopo mi ha distrutto, non c'è giorno che non pensi a lui e alla sua famiglia. Sarò sempre vicino alla moglie di Satnam".
La testimonianza del collega di Satnam: "Ecco cosa è successo"
Ascoltata la testimonianza di un collega del bracciante morto, il trentunenne Ramish Kamal che ha preso la parola nel corso della manifestazione davanti al tribunale. "Di quel giorno ricordo che avevo staccato un'oretta prima di Satnam. Ricevo una telefonata dove mi viene detto che c'è stato un incidente e che Satnam si è fatto male – ha spiegato – Non sapevo la gravità della situazione e nel momento in cui sono arrivato a casa sua per vedere che cosa fosse successo mi sono ritrovato Satnam per terra e il suo braccio era nella cassetta. Solo lì ho capito che c'era veramente qualcosa di grande. Quando è arrivata l'ambulanza sono subito intervenuti per quel poco che potevano fare". Con Satnam, però, non è riuscito a scambiare neanche due parole.
"Satnam non parlava più e respirava a malapena. Non poteva dire nulla sentivo solamente il suo respiro. Il corpo stava dentro e solo in un secondo momento ho visto il braccio al di fuori del cancello di casa e lì per lì non ci avevo fatto neanche caso". Kamal sarà sentito anche in aula nel corso del processo, fra i testimoni: "Voglio essere presente è per dire ribadire che vogliamo giustizia e dirò la verità".
L'incidente fatale e la morte di Satnam Singh a Latina
La tragedia è avvenuta poco prima dell'inizio della scorsa estate, il 17 giugno 2024, quando il bracciante agricolo, un giovane di cittadinanza indiana, è rimasto agganciato ad un rullo trainato da un trattore che gli ha schiacciato gli arti inferiori e tranciato il braccio destro. Dopo l'accaduto, però, invece di allertare i soccorsi, il bracciante è stato trasportato su un camion insieme al braccio, appoggiato in una cassetta di quelle che si utilizzano per trasportare la frutta ed è stato scaricato e abbandonato a qualche chilometro di distanza, in mezzo ad alcune abitazione. A ritrovarlo proprio alcuni dei residenti della zona che hanno immediatamente chiamato aiuto.
"La cassetta e il braccio erano stati lasciati vicino all'immondizia", hanno spiegato a Fanpage.it pochi giorni dopo l'accaduto. Singh è stato trasferito d'urgenza in ospedale, ma ormai per lui era troppo tardi: è morto dopo due giorni di agonia.
Il processo a Latina: imputato l'imprenditore dell'azienda per cui lavorava Satnam Singh
Antonello Lovato, l'imprenditore trentanovenne a capo dell'azienda in cui lavorava Satnam Singh quando è rimasto vittima del tragico incidente, oggi è presente in aula dopo un periodo di custodia cautelare (scattata anche nei confronti del padre Renzo, ndr). Si siede al banco degli imputati, dovrà rispondere di omicidio doloso con dolo eventuale. Nel frattempo, dopo la morte del bracciante, è scattata un'altra indagine che coinvolge la sua azienda sullo sfruttamento dei braccianti, pagati a cottimo molto al di sotto del limite imposto dalla legge, cioè 8,65 euro all'ora, per un lavoro di oltre 8 ore al giorno, in condizioni precarie: senza straordinari e pause adeguate, senza bagni e acqua corrente.
Nel corso del procedimento si attendono le testimonianze di più di trenta persone e numerose parti civili pronte a costituirsi.

La protesta della Cgil, parte civile
Davanti al tribunale di Latina, questa mattina, prima dell'inizio dell'udienza, c'è stata una manifestazione della Cgil a cui hanno aderito tutti i sindacati. "Stop al caporalato" e "Verità e giustizia per Satnam Singh", si legge in alcuni striscioni mostrati davanti al tribunale. Il sindacato nel processo si è costituito parte civile. Oltre ad esso, anche il comune di Latina: in totale le richieste di costituzione di parti civili sono 16.
"Il caporalato ombra le aziende sane che abbiamo nel nostro territorio, che sono delle eccellenze. Rischiano di perdere credibilità. Ci siamo costituiti parte civile come primi e, personalmente, sentivo l'esigenza di essere presente al processo per esprimere la solidarietà del Comune tutto", ha spiegato la sindaca di Latina Matilde Celentano.
"È importante fare giustizia: metteremo in movimento tutto ciò che è necessario affinché si cambi il modello di fare impresa, in modo tale che episodi di questa natura non possano più avvenire – è il commento invece del segretario generale della Cgil Maurizio Landini – Questo vuol dire applicare seriamente le leggi che ci sono, senza inventare niente di nuovo: sul territorio tutti devono la propria parte. Lo abbiamo sempre detto: non pensiamo che questo sia un caso isolato, ed è un errore pensare che si risolva il problema con questo processo".

I dati che continuano arrivare al sindacato sulla salute e sulla sicurezza, ha sottolineato poi, sono negativi: "Non si è ancora arrivati all'inversione di tendenza che necessaria su caporalato, lavoro nero e sfruttamento", ha concluso. Più positivo, invece, l'avvocato Giovanni Lauretti, legale di Soni Singh, la moglie di Satnam: "Dal giorno della sua morte qualcosa è cambiato: c'è una presa di coscienza importante e sono stati assunti tanti lavoratori stranieri – e sul processo ha aggiunto – Soni crede nella giustizia. Oggi anche lei è presente in aula: con molto sacrificio e disagio, ma voleva esserci".