Ai domiciliari per lo stupro su una ventenne, evade e violenta un’altra ragazza: trasferito in carcere
Trasferito in carcere il pr trentaseienne accusato di aver violentato una ventenne ingaggiata come ragazza immagine per la discoteca "El Taboo" nel Tiburtino a pochi passi dal locale nell'ottobre 2024. In attesa di capire se i campioni biologici della ragazza, nel frattempo distrutti per errore dall'ospedale, riusciranno a chiarire se prima di aver abusato della giovane l'avesse anche intontita offrendole della droga dello stupro in un drink, dai domiciliari è stato trasferito in carcere dopo l'accusa di aver violentato un'altra ragazza.
La seconda violenza in un'altra discoteca di Roma
Il pr trentaseienne, infatti, sarebbe evaso dai domiciliari dopo un paio di giorni per raggiungere un'altra discoteca, la Room 26 all'Eur. È qui che avrebbe violentato un'altra ragazza, anche lei 20 anni, dopo averla narcotizzata mentre si trovava nel locale. Il copione, secondo quanto riportato da LaPresse, sarebbe lo stesso: avrebbe avvicinato la ragazza con la scusa di ingaggiarla per la serata. Poi avrebbe abusato di lei. Così gli agenti del commissariato di Primavalle, che già seguono il primo caso di stupro, lo hanno arrestato nuovamente. E, stavolta, accompagnato in carcere.
La prima violenza: cosa è successo
La prima violenza, ai danni di una ventenne ingaggiata come ragazza immagine per la serata, risalgono all'ottobre 2024. La ragazza non aveva risposto ai messaggi e alle telefonate della mamma per tutta la sera, così la donna si è messa alla ricerca della figlia tramite un'app di geolocalizzazione. L'ha individuata a Settecamini, ben distante dalla zona della discoteca in cui lavorava quella sera. La ragazza si trovava in automobile, in stato confusionale. Non ha saputo spiegare alla madre come fosse arrivata lì, né con chi.
Così la madre l'ha accompagnata all'ospedale San Filippo Neri, poi è scattata la denuncia. È lì che, con le visite, è stato possibile confermare lo stupro e risalire all'autore della violenza, tramite alcuni campioni di dna rimasti sugli indumenti intimi della giovane. Ed è nello stesso ospedale che erano stati prelevati i campioni biologici per accertare lo stordimento effettuato con la droga dello stupro: di questi, però, restano soltanto dati e documenti. I campioni reali, invece, sono andati persi per errore.