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Ai domiciliari la direttrice di Rebibbia: è accusata di aver favorito i detenuti di ‘ndrangheta

Maria Carmela Longo è accusata di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo chi indaga, avrebbe favorito i detenuti posti in regime di alta sicurezza, indagati o imputati per 416bis o per reati aggravati dalle modalità mafiosa quando era direttrice del carcere di Reggio Calabria. Longo è stata posta agli arresti domiciliari.
A cura di Natascia Grbic
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La direttrice della sezione femminile del carcere di Rebibbia a Roma, Maria Carmela Longo, è stata arrestata e posta agli arresti domiciliari. Le accuse sono molto gravi: concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo chi indaga, Longo – quando era direttrice del carcere di Reggio Calabria – avrebbe favorito i detenuti posti in regime di alta sicurezza, indagati o imputati per 416bis o per reati aggravati dalle modalità mafiosa. Per gli inquirenti, negli anni in cui ha diretto il carcere calabrese, avrebbe soddisfatto ‘le richieste dei detenuti ristretti presso la casa circondariale Panzera'. Favori che avrebbe fatto su indicazione dei capi dei clan della ‘ndrangheta: permessi, concessioni, certificati medici falsi, colloqui con familiari fuori dal carcere e in orari differenti da quelli classici di visita. Nel capo d'imputazione si legge che Longo "individuava i detenuti da autorizzare all’espletamento del lavoro intramurario, nonché quelli da indicare al magistrato di sorveglianza per l’espletamento del lavoro esterno".

"Il carcere come funzione educativa, non punitiva"

"Noi siamo deputati a contenere e rieducare, questo è il senso del nostro lavoro: porre in essere una serie di iniziative per far recuperare il senso del proprio futuro". Queste le parole che, in qualità di direttrice del carcere di Rebibbia, Maria Carmela Longo aveva pronunciato in un'intervista rilasciata a Propaganda Live. Professionista molto apprezzata per la scrupolosità con cui ha sempre condotto il suo lavoro, volto alla rieducazione dei detenuti e alla loro reintroduzione nella società una volta scontata la pena, Longo ha diretto il carcere di Rebibbia come un "istituto all'avanguardia", rispetto alle altre carceri italiane. Nella casa circondariale le detenute erano libere di girare dalle 8 alle 20: entravano nelle camere di pernottamento (non definite ‘celle' dalla direttrice) solo la sera. In più potevano partecipare a numerose attività, tra cui la gestione di una piccola fattoria con polli e conigli i cui prodotti venivano poi acquistati dai dipendenti di Rebibbia. "Il senso del carcere – spiegava la direttrice a Diego Bianchi – è restituire la persona in condizioni migliori rispetto a quanto è entrata".

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