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Agguato al Tufello, la vittima è Marco Canali della banda degli “intoccabili”: caccia al commando

La vittima dell’agguato in casa, avvenuto in pieno pomeriggio al Tufello, è Marco Canali detto “mezza recchia”. Dietro il tentato omicidio forse uno sgarro legato al mondo dello spaccio. Nella capitale è il quinto ferito a colpi di pistola a distanza di pochi giorni.
A cura di Emilio Orlando
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La sezione omicidi della squadra mobile, indaga sul una possibile faida criminale che si è aperta dopo l'affermazione al Tufello, di bande di spacciatori emergenti che cercano di scalzare la storica criminalità che controlla il quartiere. Marco Canali, conosciuto negli ambienti criminali come "mezza recchia", è il quinto ferito a colpi di pistola a distanza di pochi giorni nella capitale. Ieri pomeriggio, alle 17 due sicari incappucciati, che poco prima gli avevano suonato alla porta, hanno sparato all'uomo, mentre l'uomo era in casa con la compagna e stava dormendo nel suo letto. Un agguato in casa, in pieno pomeriggio, con gli spari che hanno allarmato tutta la palazzina popolare.

Quando la polizia del distretto di Fidene e la squadra mobile con la scientifica sono arrivati in via Monte Taburno, vicino al mercato rionale di piazza dei Colli Euganei, hanno trovato Canali steso a terra, in un lago di sangue, con due ferite alle gambe. I precedenti penali della vittima, conosciuto dagli inquirenti della direzione distrettuale antimafia e dagli investigatori della narcotici come un criminale inserito in contesti dove il "core business" è il narcotraffico, hanno fatto subito pensare ad un regolamento di conti maturato proprio nel traffico di droga.

Il quarantasettenne, infatti, è già finito in manette più volte per spaccio di cocaina. L'ultimo arresto, risale al 2018 quando andò in carcere dopo un'indagine della mobile e del distretto di Fidene che smantellò una piazza di spaccio gestita dal clan Primavera, tra via Tonale, via Monte Petrella, via Monte Crocco e via Monte Epomeo, che fruttava ai capi promotori più di quattromila euro al giorno. Secondo chi indaga, proprio in quell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, dell'inchiesta battezzata "Gli Intoccabili", dove Canali entrava in contatto con diversi personaggi criminali che gestivano in narcotraffico in altre zone della città potrebbe trovarsi in movente che ha portato alla gambizzazione di ieri.

Il quartiere del Tufello, anche se non è paragonabile alle nuove piazze di spaccio, come Tor Bella Monaca o San Basilio, ha una sua stratificazione criminale che nei decenni ha continuato a gestire gli affari connessi allo spaccio. Fino ai primi anni del 2000 era completamente controllata dal boss della banda della Magliana, Roberto Fittirillo detto "Robertino", che oltre a trattare e vendere grossi carichi di cocaina, gestiva il gioco d'azzardo e teneva i rapporti criminali, con gli altri affiliati alla "Bandaccia", che controllavano gli altri quartieri della Capitale.

Il nome di Fittirillo è legato anche al nome di Fabio Fabietti, il socio in affari di Fabrizio Piscitelli, alias "Diabolik" l'ultrà della Lazio, ucciso al Parco degli Acquedotti ad agosto del 2019, il cui processo per l'omicidio si aprirà oggi. Nelle informative della DDA, venne annotato durante le indagini dell'inchiesta "grande raccordo criminale" che Fabietti comprò ventidue chili di cocaina proprio da Roberto Fittirillo.

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