Aggressione Don Coluccia, resta in carcere il 28enne, ma per il gip non è tentato omicidio
Se ieri è stato convalidato l'arresto del 28enne che martedì 29 agosto ha rischiato di investire il prete antimafia Don Coluccia, per i giudici "non si è trattato di un attentato". Cade quindi l'accusa di tentato omicidio ipotizzata dagli investigatori, così come quella relativa al porto d'armi abusivo per l'ascia e il martello che il giovane aveva con sé nello zaino. Restano però i reati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, ragione per la quale l'aggressore si trova attualmente in carcere.
Secondo la versione del legale, Roberto Calai, il suo assistito non avrebbe tentato di uccidere il prete antispaccio. La ricostruzione fornita durante l'interrogatorio di garanzia è diversa da quella ipotizzata dagli inquirenti: in sella al suo scooter avrebbe incrociato Don Coluccia, impegnato in una passeggiata per la legalità tra le vie di Tor Bella Monaca; il prete si trova all'altezza dell'attraversamento pedonale di via dell'Archeologia quando il motociclista gli chiede di farlo passare. A quel punto la risposta di Don Coluccia, ritenuta evidentemente non soddisfacente dall'altro, che prova a passare lo stesso colpendo un agente. Allarmate da quello che viene percepito come un tentativo di attentato, le guardie della scorta estraggono le pistole e fanno fuoco, colpendo il giovane all'avambraccio.
Secondo la testimonianza del prete, invece, il motociclista – con numerosi precedenti alle spalle – lo avrebbe minacciato nel corso dell'iniziale scambio di battute. Nelle tre pagine di ordinanza del gip, però, si stabilisce che "Difettano elementi oggettivi per ritenere integrato il tentato omicidio": cade quindi l'accusa per tentato omicidio, mentre restano i reati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, per i quali il 28enne si trova ora in carcere. Ma siamo ancora ben lontani dalla conclusione. Continuano le indagini: al vaglio degli investigatori le testimonianze dei presenti, le analisi sul telefono dell'imputato ed eventuali filmati di telecamere di videosorveglianza della zona che potrebbero aver ripreso la scena. L'avvocato difensore Roberto Calai però avverte: "Anche noi faremo indagini difensive".