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Agente della polizia penitenziaria 36enne si uccide a Roma sparandosi con la pistola d’ordinanza

Tragedia nella notte a Roma, dove un agente della polizia penitenziaria si è suicidato sparandosi con l’arma d’ordinanza.
A cura di Alessia Rabbai
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Un agente della polizia penitenziaria si è suicidato, sparandosi con la pistola d'ordinanza. I drammatici fatti sono avvenuti nella notte tra sabato 6 e domenica 7 luglio a Roma all'interno dell'auto in via Michele Gortani, in zona Pietralata. Da quanto si apprende il poliziotto aveva trentasei anni ed era originario di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria e stamattina sarebbe stato di turno. Lavorava da pochi mesi nella Centrale Operativa Nazionale di Roma e in passato aveva prestato servizio presso la Casa Circondariale di Locri e in Calabria. Arriva a sei il numero di suicidi tra persone appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria dall’inizio dell’anno 2024, l'ultimo si è registrato a Favignana, in Sicilia, domenica scorsa. Sulla vicenda indaga la Scientifica.

L'allarme dei sindacati: "Servono prevenzione e supporto psicologico"

A commentare l'accaduto sono i sindacati, che hanno espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia. "Siamo di fronte ad un dramma umano, che non può essere ignorato o minimizzato – spiega l'accaduto Roberto Santini, che rappresenta Si.N.A.P.Pe (sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria) – Ogni suicidio è una sconfitta per tutti noi e un segnale di allarme che deve essere ascoltato con urgenza. Chiediamo con forza al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo di aprire immediatamente un confronto urgente sul dramma del suicidio nel Corpo di polizia penitenziaria.

Non possiamo più tollerare che i nostri agenti, coloro che sono chiamati a garantire la sicurezza e l’ordine all’interno delle strutture penitenziarie, siano lasciati soli ad affrontare un carico emotivo e psicologico insostenibile. Occorre mettere in atto politiche concrete di prevenzione, investire in supporto psicologico e creare un ambiente lavorativo, che permetta agli agenti di esprimere il proprio disagio senza paura di ripercussioni. È essenziale istituire un osservatorio permanente sul benessere psicologico degli agenti, che monitori e proponga interventi tempestivi e mirati. I numeri sono drammatici e inaccettabili".

"Suicidio connesso al lavoro prestato"

"Sappiamo bene che a provocare un gesto estremo come il suicidio concorrono una serie di fattori, ma ciò che sta accadendo, con un’incidenza di cui non si ha memoria nella storia dell’amministrazione penitenziaria, non può non derivare direttamente anche da ragioni connesse al lavoro prestato. Per questo per noi si tratta di morti in servizio e per servizio – spiega Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria – Al Ministro Nordio e al Governo Meloni chiediamo una vera presa di coscienza, di tutte queste morti portano il peso della responsabilità politica e morale".

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