Adriana incinta e malata covid muore a 28 anni: “Cerchiamo chi l’ha vista a terra fuori l’ospedale”
"Se Adriana fosse stata curata prima sarebbe ancora qua". Non riesce a darsi pace Paola, la mamma di Adriana Tatoni morta nella notte tra il 20 e il 21 gennaio scorsi a seguito di complicanze per una polmonite interstiziale bilaterale da Covid-19. Adriana era giovane, senza nessuna patologia pregressa ma non si era vaccinata. "Non era contro i vaccini – ci tiene a specificare la madre – le aveva consigliato di aspettare la sua ginecologa perché era incinta". La giovane pochi giorni prima di morire è riuscita a dare alla luce il suo bimbo, nato prematuro e che si trova ancora ricoverato in ospedale. La famiglia di Adriana ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma che ha aperto un'inchiesta contro ignoti per omicidio colposo. Secondo i parenti, seguiti dall'avvocato Sebastiano Russo, la giovane sarebbe stata rifiutata da tre diversi ospedali prima di ottenere un ricovero il 7 gennaio quando ormai si trovava in condizioni disperate.
La denuncia della famiglia: "Quattro giorni per essere ricoverata"
Il 3 gennaio Adriana si sarebbe recata, prima al Policlinico Agostino Gemelli e poi al Policlinico Umberto I, dove in entrambe le strutture le sarebbe stato detto che avrebbe dovuto attendere a lungo nel tendone esterno. La giovane non è in grado di attendere nelle sue condizioni e torna a casa. Il giorno seguente chiama l'ambulanza che la trasporta all'ospedale di Ariccia ma anche lì non ottiene nessun ricovero e sarebbe rimasta fuori ad attendere seduta su un marciapiede. Adriana torna a casa, peggiora e chiama il giorno dopo un'altra ambulanza ma il personale si sarebbe limitato a visitarla in giardino senza rendersi conto delle gravi condizioni della giovane. Dal 3 gennaio Adriana ottiene un ricovero solo il 7, quando ormai le sue condizioni erano disperate.
La versione del Policlinico Umberto I
Il Policlinico Umberto I dal canto suo afferma di aver preso in carico la paziente solo il 7 gennaio e di non aver riscontrato nessuna traccia del suo arrivo nei giorni precedenti. "Il 15 gennaio visto il continuo peggioramento della per la donna è stato deciso l’avvio del trattamento di ossigenazione extracorporea (ECMO) – spiegano in una nota diffusa dopo la morte di Adriana – Nei giorni seguenti non si è assistito a nessun miglioramento delle condizioni cliniche della paziente, che sono invece progressivamente peggiorate fino al decesso avvenuto ore 4 della notte tra il 20 e il 21 gennaio".
Il testimone
Il 4 gennaio un ragazzo avrebbe cercato di aiutare Adriana, vedendola accasciata su un marciapiede fuori dall'ospedale di Ariccia. I parenti della ragazza deceduta non hanno molte informazioni su questa persona, probabilmente un dipendente del nosocomio. Chiedono a questo testimone di farsi avanti per aiutarli a ricostruire cosa è accaduto ad Adriana. "Questo ragazzo ha visto mia figlia seduta su dei gradini al freddo – racconta la mamma Paola – ed ha provato ad aiutarla procurandosi una barella o una sedia a rotelle. Si è meravigliato che una donna incinta con tosse, febbre e difficoltà a respirare si trovasse all'esterno seduta per terra. Abbiamo bisogno di trovare questa persona per fare chiarezza su quanto è accaduto ad Adriana".