Acca Larentia, perché i vertici di Fratelli d’Italia continuano a essere vicini ai neofascisti
Questa mattina si sono recati tanti, giovani e meno giovani, di fronte la storica sede di Acca Larentia, per ricordare le vittime della strage che qui si è consumata il 7 gennaio 1978. La delegazione di Fratelli d'Italia era guidata da alcuni degli esponenti più in vista del partito di Giorgia Meloni nella capitale. C'era ovviamente Fabio Rampelli, il punto di riferimento dei cosiddetti Gabbiani, l'area politica che fa riferimento al vicepresidente della Camera che qui fa da maestro di cerimonie. C'era Federico Mollicone, potente e iracondo presidente della Commissione cultura della Camera. E c'era Andrea De Priamo, anche lui deputato.
I rappresentanti di Fratelli d'Italia si sono schierati in file ordinate e poi, senza proferire parola né "presente", hanno depositato dopo alcuni momenti di raccoglimento le corone di fiori dove i proiettili di un commando di estrema sinistra il 7 gennaio hanno assassinato a Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta. Un'altra corona di fiori è stata deposta sotto la targa che ricorda Stefano Ricchioni, ucciso da un carabiniere negli incidenti tra giovani missini e polizia nelle ore successive all'attentato.
Questa mattina sulle colonne del Messaggero Rampelli ha lanciato l'ennesimo appello alla pacificazione e a una condivisione della memoria dei cosiddetti anni di piombo. Il problema è che è difficile creare una memoria condivisa non solo con cui vuole rimuovere le responsabilità del neofascismo nella stagione delle stragi (ne abbiamo parlato qualche mese fa con Benedetta Tobagi), ma con chi non riesce a rinunciare alla contiguità con i neofascisti di oggi.
La sede di Acca Larentia è stata recentemente acquistata da un'omonima associazione, grazie anche ai soldi versati dalla Fondazione AN, che gestisce il patrimonio materiale e immateriale del partito erede del Movimento Sociale, controllata di fatto dai vertici di Fratelli d'Italia. Nell'associazione sede come figura di garanzia di tutta la destra Domenico Gramazio, ma di fatto è egemonizzata da CasaPound, che organizza anche il "presente" con saluti romani e croce celtiche ogni 7 gennaio.
La destra di FdI pretende che a essere condivisa sia la sua di memoria, senza però rompere i legami fino in fondo con l'universo simbolico, culturale e politico del neofascismo. E questo non ha nulla a che vedere con dare un giudizio storico e politico sulla strage di Acca Larentia, tantomeno a riconoscere la memoria dei tre giovani missini assassinati. Ma la memoria per essere condivisa deve partire da due punti minimi: riconoscere le responsabilità storiche del neofascismo nelle stragi, rompere davvero ogni legame con il neofascismo, senza mascherarlo dietro il ricordo legittimo di chi ha perso la vita.
Ma questo non sembra essere possibile. Come ha raccontato l'inchiesta di Fanpage.it Gioventù Meloniana, il partito della destra italiana è ancora troppo intriso di un'identità ritenuta indispensabile per riprodurre politicamente i propri militanti, quadri e gruppi dirigenti.