Acca Larentia, il saluto romano e il “presente” dei rampelliani di Fratelli d’Italia
Appuntamento questa mattina davanti alla storica sede del Movimento Sociale Italiano per le commemorazioni della strage di Acca Larentia, avvenuta il 7 gennaio del 1978 durante la quale vennero uccisi Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni. A 46 anni dalla strage vecchi militanti si sono radunati in memoria dei tre giovani. Nel corso delle celebrazioni non sono mancati saluti romani, con braccio destro teso e il grido "presente". Nuove celebrazioni sono attese nel pomeriggio, organizzate da Casapound.
Chi ha partecipato al raduno di questa mattina
Si tratta del primo evento di oggi in ricordo di quanto accaduto. Ad essersi riuniti davanti alla storica sede del Movimento Sociale Italiano sono stati i reduci di partito dell'epoca. Molti di loro oggi costituiscono un'area consistente del partito di Fratelli d'Italia e sono detti i Gabbiani. Fanno capo a Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, presente anche lui durante la commemorazione.
Non a caso sui suoi social ha pubblicato un manifesto con il simbolo del gabbiano che spicca il volo. "Figli d'Italia. Di padre in figlio", si legge nel manifesto firmato da la Comunità. "Prima ci hanno ignorato, poi deriso, poi combattuto. Poi abbiamo vinto. Per voi e per l’Italia", ha aggiunto Rampelli stesso nelle poche righe scritte di suo pugno sui social.
Nel raduno di questa mattina non sono mancati neanche i militanti del gruppo di Colle Oppio, come mostra il simbolo presente su una delle bandiere che sventolano a manifestazione iniziata. Si tratta della sezione del Movimento Sociale Italiano dove iniziò la sua militanza la stessa premier Giorgia Meloni, sotto il riferimento, ancora una volta, di Fabio Rampelli.
Rocca: "Un dovere ricordare"
Hanno fatto la loro comparsa all'Appio questa mattina anche il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e l'assessore capitolino alla Cultura, Miguel Gotor. "È doveroso essere qui oggi, in via Acca Larentia, nel quartiere Tuscolano della Capitale, per ricordare i giovanissimi Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, morti per l'odio ideologico che ha avvelenato gli Anni di Piombo. A 46 anni di distanza è nostro dovere ricordare. Commemoriamo perciò questi ragazzi uccisi in nome delle loro idee e del credo politico, affinché ciò non avvenga mai più", ha scritto sui social il governatore del Lazio.