Abortisce e il feto sepolto con il suo nome e senza consenso: “Una vera violenza”
"Mi sono sentita violata nella privacy, è come se con la sepoltura del feto che ho abortito e il mio nome scritto su quella croce avessero voluto dirmi ‘l'hai abbandonato e ci pensiamo noi". È la storia di una giovane donna che ha interrotto la gravidanza, senza dare il proprio consenso alle esequie e alla sepoltura, che dopo diversi mesi ha trovato una traghetta con scritto il suo nome e cognome tra le croci di legno in un campo del cimitero Flaminio dedicato ai ‘bambini mai nati', sulla linea del ‘Giardino degli Angeli' al Laurentino.
Decine di croci con nomi e cognomi di donne, tra quelle che hanno perso il proprio figlio e quelle che hanno deciso di interrompere volontariamente la gravidanza, che sono alla vista di tutti. La donna ha raccontato quanto subito e che ha vissuto come una vera e propria violenza: "Nel momento in cui firmai tutti i fogli relativi alla mia interruzione terapeutica di gravidanza, mi chiesero se volessi procedere con esequie e sepoltura. Io risposi che non volevo procedere, per motivi miei, personali che non ero e non sono tenuta a precisare a nessuno".
La donna è tornata a casa dopo aver perso dopo circa sette mesi ha ritirato il referto istologico, decidendo di chiamare la struttura nella quale avevo abortito. "Dopo aver ricevuto risposte vaghe, decisi di contattare la camera mortuaria, mi risposero ‘Signora il fetino sta qui da noi'. Rimasi scioccata. ‘Ma come da voi? dissi per sentirmi rispondere ‘Signora noi li teniamo perché a volte i genitori ci ripensano. Stia tranquilla anche se lei non ha firmato per sepoltura, il feto verrà comunque seppellito per beneficenza. Non si preoccupi avrà un suo posto con una sua croce e lo troverà con il suo nome‘".
La donna allora è rimasta sconcertata dalla conversazione: "‘Scusi ma quale nome? Non l'ho registrato. È nato morto'. ‘Il suo signora. Stia tranquilla la chiameremo noi quando sarà spostato al cimitero'". La donna si è recata nel Giardino degli Angeli, dove tra le targhette apposte nel cimitero c'era anche il suo nome. "Questa vicenda è assurda, provo rabbia e angoscia nell'aver visto che, senza il mio consenso, altri abbiano seppellito mio figlio con una croce, simbolo cristiano, che non mi appartiene e con scritto il mio nome".
Il nome della donna può comparire solo se dato il consenso
In assenza di un Regolamento regionale, questo tipo di sepoltura è disciplinata dai commi 2, 3 e 4 dell'art. 7 del D.P.R. 285/90 (Regolamento Nazionale di Polizia Mortuaria) che, in sintesi prevede che: "I prodotti del concepimento dalla 20esima alla 28esima settimana oppure i feti oltre la 28esima settimana, vengono sepolti su richiesta dei familiari o, comunque, su disposizione della Asl". A Roma nel cimitero Flaminio c'è un'area destinata alla sepoltura dei feti e di bambini fino a dieci anni, che non hanno avuto esequie, sepolti su semplice richiesta dell’Asl, ma dove può comparire il nome e cognome della madre solo se dato il consenso: "Gli stessi giacciono in fosse singole, contraddistinte da un segno funerario apposto da Ama Cimiteri Capitolini, costituito da croce in legno ed una targa su cui é riportato comunemente il nome della madre o il numero di registrazione dell’arrivo al cimitero, se richiesto espressamente dai familiari".