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A Tor Vergata primo trapianto di fegato senza trasfusioni: il paziente è un testimone di Geova

Il paziente è un testimone di Geova e per i fedeli di questo movimento religioso è assolutamente vietato donare sangue e anche ricevere trasfusioni.
A cura di Enrico Tata
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Al Policlinico di Tor Vergata è stato eseguito il primo trapianto di fegato da donatore cadavere senza alcuna trasfusione di sangue. Il paziente, infatti, è un testimone di Geova e per i fedeli di questo movimento religioso è assolutamente vietato donare sangue e anche ricevere trasfusioni. Questo perché, nel loro credo, soltanto Dio può togliere e ridare vita, quindi anche toccare il sangue.

L'operazione risale a fine agosto, fa sapere l'ospedale romano, e il paziente ha avuto un ottimo decorso post-operatorio, con ripresa della funzionalità dell'organo trapiantato.

Il direttore della Uoc di Chirurgia Epatobiliare e Trapianti del Policlinico di Tor Vergata, Giuseppe Tisone, ha ringraziato tutta l'equipe da lui diretta, che comprende chirurghi ed infermieri, gli epatologi ed anestesisti che hanno collaborato, e gli infermieri di sala operatoria "che hanno reso possibile sia la complessa programmazione dell'intervento, che la sua successiva esecuzione senza la possibilità di trasfusione di emocomponenti ed emoderivati come espressamente richiesto dal paziente".

Il buon esito dell'intervento, ha spiegato ancora il medico, "è stato possibile grazie ad una maturata esperienza nell'ambito dei trapianti di fegato e ad un accurato sistema di gestione multidisciplinare, a partire dal periodo preoperatorio, che è stata garantita ottimizzando la preparazione del ricevente affetto da malattia epatica avanzata. Componente essenziale è stata inoltre l'efficace gestione durante l'intervento chirurgico che ha visto protagonisti l'equipe chirurgica composta dai chirurghi T.M. Manzia e L. Tariciotti, i quali, grazie alla maturata esperienza, hanno utilizzato strategie chirurgiche che hanno ridotto al minimo le perdite ematiche intraoperatorie ed il team di anestesisti che ha consentito un'ottimale gestione della terapia intra e post operatoria".

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