A Roma un’intera zona non ha acqua in casa, i residenti: “È quasi una forma di tortura”
Si continua a fare scorta d'acqua nel VII Municipio. I problemi non sono stati risolti, o perlomeno non del tutto, e sono diversi i cittadini che lamentano le difficoltà dovute alla situazione. "Non credo di esagerare, è quasi una forma di tortura". Alessandro, che in quell'area ci vive, non utilizza mezzi termini: "Il bisogno dell'acqua non è meno importante di quello del cibo, del sonno o di altri bisogni primari. Adesso si aggiungerà anche quello del potersi scaldare con il freddo".
Gli fa eco Anna, residente nella zona: "La mia caldaia è rotta dall'inverno scorso, finché non si risolve non ha senso cambiarla tanto non partirebbe". La sua giornata inizia al mattino presto ed è già piena di difficoltà: "Mi lavo alle 6:30 con quella poca acqua fredda che rimane. Alle 6:40, massimo 7:00, l'acqua scompare e inizia la roulette, arriva solo per qualche raro momento". Anna non è l'unica a segnalare la persistenza del problema. Chi abita nella zona si mobilita. Ed Enrico Messina, residente sulla cinquantina e promotore della mobilitazione cittadina per l'acqua, ha creato un gruppo sui social che conta più di duecento persone.
"Da ottobre, in via Buonarotti 51 e Piazza Vittorio 107, l'acqua sparisce dalle 8 alle 14", denuncia Marco. E dalle segnalazioni dei cittadini pare che il problema si sia esteso anche al Pigneto e nell'Esquilino.
La società idrica Acea ha risposto ai microfoni di Fanpage affermando che: "Originariamente per il Municipio VII erano stati individuati 91 condomini, nel corso dei mesi la situazione è migliorata: oggi solo 10 di questi 91 continuano a segnalare criticità".
Il 23 ottobre, una rappresentazione dei residenti ha incontrato Svetlana Celli, presidente assemblea capitolina, Ornella Segnalini, assessora ai Lavori pubblici, e i vertici Acea, la società idrica della Capitale. "Durante la riunone Acea ha affermato che il problema è dei palazzi, la causa è da ricondurre alla presenza di sistemi di aspirazione non a norma. Hanno anche aggiunto che le attività commerciali prelevano grandi quantità d'acqua", spiega Enrico Messina ai microfoni di Fanpage. Poi aggiunge: "Sia i palazzi che le attività sono qui da tempo, ma il problema emerge solo ora. Abbiamo chiesto ad Acea di alzare leggermente la pressione, avrebbe risolto la situazione. Ma non hanno accettato. Insomma, quell'incontro non è servito a nulla".
Qualcuno si è mosso da solo e, a proprie spese, ha installato delle pompe. "Più passa il tempo, più sale l'esasperazione e poi si è costretti ad aprire il portafoglio e installare gli impianti" si sfogano.
Sul tema Acea ha risposto: "Sempre nell'ambito delle interlocuzioni è stato accertato che chi ha installato gli impianti di accumulo e sollevamento ha risolto definitavamente il problema. Acea Ato 2 è sempre disponibile a dare supporto tecnico per migliorare i propri impianti interni, seppur non di propria competenza". E a ha aggiunto: "Per quanto riguarda i serbatoi e gli impianti di sollevamento, gli importi richiesti da mercato vanno dai 15.000€ ai 20.000€".
Sull'argomento si è anche espresso Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera, che il 18 ottobre, dopo l'inchiesta di Fanpage, ha presentato un'interpellanza al ministro dell'Ambiente. "Non ci fermiamo". l'inquilino Enrico Messina è battagliero e annuncia: "Qualcuno deve assumersi le proprie responsabilità".