A Roma non si trovano i taxi: cosa succede ora. La proposta del Governo e le proteste dei tassisti
Si fa sempre più insostenibile l'emergenza taxi nella capitale, dove le auto bianche costituiscono un'alternativa necessaria ai mezzi di trasporto pubblici e privati e dove, però, nell'ultimo periodo, è sempre più difficile trovarne di disponibili. Sempre meno taxi, sempre meno mezzi disponibili per cittadini e turisti, che restano affollati alle uscite di aeroporti e stazioni della metropolitana.
Se da un parte il Governo prova a stimolare le città ad allinearsi con quanto previsto dal decreto Asset approvato in Parlamento, dall'altra c'è l'ira dei tassisti. Schierati contro il decreto anche i sindaci, primo fra tutti il primo cittadino Roberto Gualtieri, che da giorni sta avendo un botta e risposta acceso con il Governo, in particolare con il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e il vicepremier Matteo Salvini.
Continua dunque il malcontento dei tassisti che, anche stavolta, si sono visti sfuggire l'opportunità di un aumento delle tariffe, nonostante le richieste. Per loro, quanto contenuto nel decreto Asset, non è abbastanza. Per questa ragione è già stato proclamato uno sciopero dei taxi di 24 ore per la giornata di martedì prossimo, 10 ottobre.
Le novità sui taxi nel decreto Asset del governo
Il decreto della discordia ha ricevuto l'okay del Parlamento appena qualche giorno fa e non prevederebbe grandi cambiamenti, fatta eccezione per la procedura semplificata per permettere di rilasciare le nuove licenze temporanee solo in determinate occasioni. A Roma, dopo la carenza di taxi evidenziata nei giorni di Ryder Cup, ad esempio, saranno concesse durante il Giubileo del 2025. Questo genere di licenza, della durata di 24 mesi, sarà destinato a tassisti già attivi.
La svolta più consistente, probabilmente, è proprio la possibilità della doppia guida secondo cui, in uno stesso taxi, potranno lavorare più autisti, su diversi turni previa comunicazione al Comune. Nessun accenno alle tariffe, ferme ad un regolamento del 2012 (con unico aggiornamento recente, del 2021), questione per cui gli autisti delle auto bianche si trovano sul piede di guerra, pronti a protestare e scioperare. Lo scontro con i sindaci, invece, nasce da un altro provvedimento previsto dalla mini-riforma secondo cui le risorse ottenute dalla vendita delle licenze tornerebbero direttamente nelle mani dei tassisti e non nei Comuni.
Lo scontro fra sindaci e Governo
Proprio da questo punto è nato lo scontro fra i primi cittadini e Governo, primo fra tutti, come anticipato, il ministro Urso e il vicepremier Matteo Salvini. E mentre il ministro chiede ai sindaci di sfruttare le nuove norme sulle licenze, loro protestano. Come lamentano i primi cittadini, con il nuovo iter previsto dal decreto, i soldi derivati dall'acquisto delle licenze tornerebbe per il 100% ai tassisti che già posseggono una licenza mentre, in precedenza, era previsto che un 20% rientrasse nelle casse del Comune.
"Questo provvedimento toglie soldi ai cittadini, basterebbe un decreto di una riga per correggere il pasticcio e ridare il 20% dei soldi ai Comuni – ha tuonato Gualtieri – Per Roma si tratta di svariati milioni, è uno scippo". Inoltre, stando a quanto dichiarato dal primo cittadino della Capitale, i provvedimenti previsti non farebbe risparmiare più di un paio di settimane di tempo.
"Sulla doppia guida sono arrivate 103 richieste: se arriveremo a 700 avremo il 10% in più, mentre sulle vere licenze permanenti dei taxi, oggi si fa un bando, con una procedura molto lunga – continua Gualtieri – Il governo aveva promesso una procedura semplificata, ma non è così". Con lui altri sindaci delle altre città, come Firenze, dove Nardella del decreto dice che si tratta di "acqua fresca" o come Napoli dove il sindaco Manfredi e l'assessore ai Trasporti non hanno intenzione di aumentare il numero delle licenze.
La lettera di Urso ai sindaci
Non ha tardato a replicare Urso che ha inviato una lettera ai 60 primi cittadini che governano città che ospitano aeroporti sottolineando la "procedura concorsuale straordinaria particolarmente celere". Sullo scontro con Gualtieri, ha raccontato di avergli telefonato almeno due volte: "Una prima per chiedere se gli andasse bene il provvedimento e poi alla fine, quando ormai era in fase di approvazione, per chiedergli se ritenesse di doverlo applicare- ha sottolineato – Soltanto in quella fase mi ha detto che c'era un emendamento importante. Ma ormai era troppo tardi".
Non lo nasconde Gualtieri: "Ci hanno chiesto cosa potessero fare per aiutare i comuni sui taxi, poi hanno fatto un decreto con dei pasticci".
Lo sciopero martedì 10 ottobre
Per protesta i sindacati dei tassisti, in particolare Usb, Orsa e Fast Cofsal, hanno indetto uno sciopero nazionale di 24 ore. Tra le ore 11 e le 15, nel corso della stessa giornata, è stata organizzata anche una manifestazione davanti alla sede del ministero dei Trasporti a Roma, a corso d'Italia.
La categoria degli autisti delle auto bianche si scontra sia con il decreto che con i sindaci. "Non si sparino numeri a caso per fare clamore – ha detto Loreno Bittarelli, presidente della Cooperativa RadioTaxi 3570, la più grande di Roma, riferendosi alle 1500 licenze che vorrebbe rilasciare Gualtieri – Il rischio è che, una volta calato il lavoro, ci siano troppe automobili senza piazzole o infrastrutture adeguate. L'ideale sarebbe rilasciate le prime 300 con la graduatoria, 1500 è una follia. Dovremmo adottare invece il modello di tariffa progressiva già applicato a Milano"
Deluso, invece, Alessandro Genovese di UGL taxi per l'assenza di Gualtieri al tavolo organizzato con i tassisti di questo pomeriggio, a cui parteciperanno 21 sigle sindacali e l'assessore ai Trasporti Patanè.
Le richieste dei tassisti per i prezzi delle corse
La priorità per i tassisti è sicuramente la rimodulazione della tariffe: "Con l'iter ordinario vedremmo i risultati solo dopo 8-9 mesi, mentre seguendo il modello Milano, già approvato dall'Art, Autorità di regolazione dei trasporti, ne basterebbe uno solo", hanno continuato a spiegare da Unica-Cgil Taxi.
Nel dossier redatto dall'Unione Radio taxi, le modifiche maggiori riguardano soprattutto il costo delle corse. Si parte chiedendo una quota di partenza stabile, fissata ad 8 euro, per qualsiasi tragitto indipendentemente dall'orario. A questa quota, se ne aggiungerebbero progressivamente altre in base al costo stesso della corsa. Ulteriori costi extra varierebbero in base al numero di passeggeri: un supplemento di tre euro a persona dal quarto in poi e un pagamento di due euro per gli animali, fatta eccezione per i cani da grembo e i cani guida, che restano gratuiti.
Dopo nove anni, i tassisti chiedono di poter rivedere le tariffe, sottolineando l'aumento dei costi dell'ultimo periodo. Lo scontro a tre parti, comprendendo anche sindaci e Governo, è ancora aperto e difficilmente si riuscirà a raggiungere un accordo entro fine anno. Ma più passa il tempo e più l'emergenza si fa incontenibile.