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A Roma l’alternativa al termovalorizzatore si chiama discarica

I comitati contro il termovalorizzatore hanno chiesto a Elly Schlein alla Festa dell’Unità di Genzano un dialogo sul futuro dell’opera. Oggi l’assessora Sabrina Alfonsi risponde con una lettera a Fanpage.it alle ragioni di chi non vuole il termovalorizzatore: “L’alternativa proposta è una discarica da più di 300 mila tonnellate annue di rifiuti”.
A cura di Redazione Roma
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Di Sabrina Alfonsi, Assessora all'agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti di Roma Capitale

Rispetto al grande tema della gestione dei rifiuti, la capitale del Paese rappresenta una realtà che, per numeri e dimensioni, costituisce un unicum nel panorama nazionale.

Ad oggi Roma produce circa 1 milione e 700 mila tonnellate di rifiuti l’anno, più della metà del totale prodotto nella Regione Lazio, quasi il 6% dell’intero volume nazionale.

Gli obiettivi fissati dal Piano per la Gestione dei Rifiuti di Roma, approvato da questa amministrazione e costruito nel pieno rispetto di quanto previsto dalla normativa comunitaria e nazionale, sono molto sfidanti.

Anche quando avremo raggiunto l’ambizioso obiettivo della Raccolta Differenziata al 70% – e oggi siamo sotto il 50% – e di riciclo effettivo del 55%, obiettivi fissati dal Piano al 2035, le quantità di rifiuti indifferenziati e di scarti dalle attività di riciclo e recupero ammonterebbero a circa 660 mila tonnellate annue di rifiuti – oggi siamo oltre il milione di tonnellate.

Le soluzioni per gestire i volumi di rifiuti a Roma sono due: la termovalorizzazione e quindi la trasformazione in energia dei rifiuti indifferenziati, scelta che sta portando avanti l’attuale amministrazione o, in alternativa, quella di chi si oppone al Piano di rifiuti di Roma, il conferimento in discarica.

Ciò che va in discarica dovrebbe essere prima trattato da TMB e quindi oltre al tema dell’individuazione del sito dove collocare la discarica avremmo anche quello di individuare i luoghi per collocare i TMB.

Questa amministrazione, invece, ha deciso di chiudere i TMB e di chiudere con i TMB, impianti che riducono in parte il volume e il peso, ma che comunque lasciano circa il 50% del volume originariamente trattato da conferire in discarica. Senza dimenticare che con questo tipo di impianti il recupero di materia è assolutamente trascurabile.

E questo significa – come si evince anche libro "La verità sull’inceneritore di Roma" e più precisamente alle pagine 132 e 40 del volume – che dovremmo conferire in discarica più di 300 mila tonnellate annue di rifiuti. Una discarica da 1,5 milioni di tonnellate ogni 5 anni, riaprendo il dibattito senza fine sulla sua eventuale collocazione. Una scelta insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale, e contraria a qualsiasi indicazione delle normative nazionali ed europee.

Il Termovalorizzatore che vogliamo realizzare non è la sola soluzione che stiamo portando avanti: per i volumi che abbiamo individuato dobbiamo per forza centrare l’obiettivo di aumentare la percentuale di raccolta differenziata e, anche per questo, stiamo costruendo altri impianti, come i due biodigestori anaerobici e gli impianti per il trattamento di carta e plastica.

Il Termovalorizzatore che vogliamo realizzare, dunque, è la miglior soluzione sul tavolo per Roma. Senza se e senza ma. Chi dice il contrario fa il gioco di chi vuole una nuova Malagrotta.

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