A Roma il Climate Camp contro il G20: “Inutile blindarsi nella zona rossa, ci faremo sentire”
"A causa del profondo assoggettamento che i Governi del G20 vivono nei confronti delle multinazionali del fossile, non soltanto i capi di stato propongono soluzioni che non sono adeguate rispetto alla gravità della crisi climatica, ma spesso sono false soluzioni che vengono approntate per questioni di apparenza e dire all'opinione pubblica che l'emergenza è stata risolta, quando non è vero. I Governi che stanno partecipando al vertice a Roma non sono la soluzione per l'emergenza climatica, ma il problema". Riccardo Carraro è il coordinatore di Climate Camp Roma, gruppo molto attivo nelle lotte ambientali e protagonista delle proteste contro il G20. Questa mattina gli attivisti hanno bloccato la Cristoforo Colombo, mentre il 26 ottobre hanno esposto una striscione alla Nuvola con scritto "La catastrofe arriva, è ora di agire".
"L'agenda climatica deve essere una questione chiave, e i potenti della terra che si riuniscono adesso a Roma sono anche i governi più inquinanti – continua Carraro – Senza contare che questo G20 ha luogo due giorni prima della Cop26 di Glascow. Parliamo con le stesse persone che decideranno se intraprendere un discorso serio riguardo le emissioni di gas, oppure continuare con le bugie del green washing e approntare soluzioni che non risolvono il problema". Quali sono queste soluzioni? "Una cosa di cui si discuterà, ad esempio, è il mercato dei crediti al carbonio. Ossia i Governi potranno comprare la possibilità di inquinare e produrre CO2 dai paesi più poveri. Un mercato di questo tipo qui, di cui si discuterà a Glascow, non è la soluzione ovviamente, perché se io compro la capacità di inquinamento di un paese impoverito dal colonialismo non ho risolto nulla, e l'inquinamento continuerà. Un altro punto su cui stanno spingendo molto è sotterrare la CO2, ma per sotterrarla devi continuare a produrla. Queste soluzioni sono il problema, non c'è nessuna transizione ecologica seria".
Di cosa si dovrebbe occupare un vertice di questo tipo? "Sicuramente fare un investimento serio sulle energie rinnovabili, ridurre in maniera drastica i sussidi alle industrie fossili e seguire le indicazioni che gli enti scientifici internazionali stanno dando per la riduzione del gas serra. C'è un'inchiesta internazionale di Greenpeace Regno Unito che mostra come paesi come Australia, Arabia Saudita, Giappone, Brasile e Argentina facevano pressioni affinché il report dell'IPCC (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) dell'ONU, facesse report più blandi e meno duri rispetto alle misure da intraprendere. Questi governi dovrebbero ascoltare la scienza, non fare lobby e pressione indebita per cambiare i report che testimoniano la gravità della situazione in atto".