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A processo l’allenatore di nuoto accusato di aver violentato l’allieva, la difesa: “Mi provocava”

La mamma della 14enne che ha denunciato di essere stata violentata dal suo allenatore di nuoto: “L’allenatore mi disse “cosa dovevo fare? Sempre lì che mi provoca””. Il ragazzo è stato rinviato a giudizio con l’accusa di violenza sessuale.
A cura di Enrico Tata
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Immagine di repertorio
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I fatti risalgono al 10 agosto 2021, quando una giovane nuotatrice di Udine, all'epoca 14enne, sarebbe stata violentata dal suo allenatore. Il ragazzo, 28 anni, è stato rinviato a giudizio e adesso dovrà affrontare un processo per violenza sessuale. In quei giorni i due si trovavano a Roma per prendere parte ai campionati italiani di nuoto che erano in programma al Foro Italico.

La violenza sarebbe avvenuta la sera prima delle gare all'interno della stanza d'hotel dell'allenatore. Quest'ultimo avrebbe inviato un messaggio alla compagna di camera della ragazza, chiedendo di mandarle la 14enne. "Per rimproverarla", la versione di lui. Questo, invece, il racconto della nuotatrice:

"Prima mi dice che devo andare a dormire, poi inizia a farmi domande scomode sul mio fidanzato, ricorrendo a termini volgari. Mi ha chiesto di stendermi sul letto, perché voleva che dormissi lì. Gli ho detto no. Ma insomma, avevo 14 anni. Allora mi chiede un abbraccio. Facciamo quest’abbraccio, ho pensato. Ma lui mi mette le mani ovunque. È allora che sono scappata".

In un'intervista al Messaggero, la mamma della nuotatrice ha aggiunto:

"Passa del tempo, mia figlia inizia le superiori ma salta il nuoto, alcune mattine non entrava a scuola. Anche quand'eravamo a tavola e capitava di parlare dell'allenatore, vedevo il fastidio sul suo volto. Non era più come prima. Sembrava infastidita da tutto quello che era regola".

I genitori hanno convinto la figlia ad andare dallo psicologo e durante una seduta è emersa la verità su quanto accaduto. A quel punto la mamma ha deciso di affrontare l'allenatore:

"Erano a delle gare a Riccione e andai a parlarci anche per dargli una possibilità, ma quando lui mi disse "cosa dovevo fare? Sempre lì che mi provoca" io ho percepito che sì, non erano bugie. Le indagini sono andate avanti, fino all'incidente probatorio e a quanto richiesto da ultimo dal pm".

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