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A processo con l’accusa di bigamia 40enne si difende: “Non ero a conoscenza del primo matrimonio”

Un 40enne romano è finito a processo per il reato di bigamia. Secondo quanto ricostruito dal quotidiano Corriere della Sera, qualche tempo fa l’uomo si sarebbe unito in matrimonio, nonostante fosse già convolato a nozze dieci anni prima. Il 40enne ha dichiarato che il primo sposalizio è avvenuto a sua insaputa, ma il giudice non gli ha creduta e l’ha rinviato a giudizio.
A cura di Paola Palazzo
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Sposato due volte, ma senza saperlo. Un uomo di quarant'anni, romano, è finito a processo per falso e bigamia. Secondo quanto ricostruito dal quotidiano Corriere della Sera, qualche tempo fa l'uomo si sarebbe unito in matrimonio ad una donna italiana nella chiesa di Santa Rita, nel quartiere Tor Bella Monaca di Roma. Peccato che al momento di trasmissione dell'atto all'ufficiale di stato civile del Comune, il parroco abbia scoperto che i documenti forniti dallo sposo fossero falsi e che l'uomo fosse già convolato a nozze dieci anni prima. A questo punto è scattata la denuncia all'autorità giudiziaria e ieri, martedì 15 giugno, il giudice del Tribunale di piazzale Clodio ha rinviato a giudizio il quarantenne.

Romano a processo per bigamia, il primo matrimonio oltre 10 anni fa con una donna dell'Est Europa

Il protagonista di questa storia si è dichiarato totalmente estraneo ai fatti che lo vedono sposato con due donne. In particolare, l'imputato afferma che del primo matrimonio, avvenuto con una donna originaria dell'Est Europa, non ne sa niente perché è stato celebrato a sua insaputa. Ma il giudice non ha creduto alla sua versione e ieri, su richiesta del pubblico ministero Andrea Cusani, il quarantenne è stato rinviato a giudizio con il rischio di essere condannato a cinque anni di reclusione. Da quanto si apprende, pare che anche le due mogli siano estrane all'accaduto. Intanto il processo servirà per fare luce su diversi elementi, come il ruolo dei testimoni e del funzionario che firmò l'atto del primo matrimonio. Non si esclude alcuna ipotesi, anche quelle che vedono l'uomo vittima di un inganno o di un errore di trascrizione commesso a sua insaputa.

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