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A 40 anni pretende la paghetta, massaggi e caffé a letto dei genitori: il giudice lo assolve

L’uomo, un lavoro da impiegato, non si è mai voluto allontanare dall’abitazione familiare pretendendo denaro e servizi da parte degli anziani genitori. Denunciato dalla madre e il padre, dopo sei mesi di detenzione è stato assolto: per il giudice nessun resto ma solo una situazione familiare difficile.
A cura di Redazione Roma
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Costringeva la madre non solo a elargirgli somme di denaro, ma anche a servirlo e riverirlo umiliandosi quotidianamente per il figlio che a più di quarant'anni non voleva saperne non solo di andarsene di casa, ma di rinunciare ai servizi dei suoi anziani genitori che alla fine lo hanno denunciato per maltrattamenti in famiglia. La vicenda – ricostruita oggi sulle pagine del quotidiano il Messaggero – è terminata dopo tre anni con una condanna per un uomo di 44 anni di Guidonia Montecelio, comune alle porte di Roma.

L'uomo pretendeva massaggi ai piedi alle gambe, caffè e colazione serviti a letto, una "paghetta" settimanale sempre più alta e che il padre lo portasse in giro in auto dove desiderasse. Se non la madre e il padre osavano non esaudire i suoi desideri, cominciavano i guai con litigi, minacce e urla fino a episodi di violenza fisica denunciati dagli anziani coniugi. Dopo l'ennesima segnalazione di un litigio domestico l'uomo è stato arrestato e ha passato tre mesi nel carcere di Rebibbia e altri tre ai domiciliari, con successivo divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico. Lo scorso venerdì però è arrivata la sentenza di assoluzione.

Per questo era scattata pure la sospensione dal lavoro. Venerdì è arrivata però l'assoluzione con formula piena. I difensori si dicono soddisfatti, ecco le dichiarazioni rilasciate al quotidiano romano: "Dopo sei mesi di detenzione dell'imputato spiegano i due avvocati – il giudice ha voluto effettivamente valutare la situazione ritenendo l'insussistenza del reato. Quelle vicende e quelle dinamiche familiari che si sono venute a creare, insomma, non si configurano come maltrattamenti. Tanto è vero che i genitori erano presenti in tribunale quando è stata pronunciata la sentenza. Lo aspettavano fuori, e poi sono andati tutti insieme a casa".

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