Emanuela Orlandi, in commissione la poliziotta della Omicidi: “Può esserle successo di tutto”

"Rapita, strangolata. Qualsiasi cosa", questo il commento dell'ex poliziotta Maria Vozzi della squadra mobile di Roma, nella sezione omicidi sul caso Orlandi. Vozzi, convocata in commissione bicamerale d'inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, ha condiviso con i membri della commissione ciò che ricorda dei casi. "Non ricordando bene tutto, non saprei cosa dire. Può essere che è rimasta vittima di qualche mascalzone come succede purtroppo tuttora – è quanto dichiarato dall'ex funzionaria – Rapita, strangolata… qualsiasi cosa. Tutto quello che può capitare anche oggi giorno a qualche ragazzina, ad una persona che si fida di una persona magari conosciuta la sera prima".
I ricordi lontani e la trasferta in Calabria
"Se posso esservi di aiuto ben volentieri, ma sono passati una quarantina di anni e non è che ricordi tanto, abbiamo fatto delle indagini ma i risultati sono stati quasi nulli", ha sottolineato l'ex agente, entrata in polizia nel 1968 e passata, dopo venti anni, nel 1987, al Sismi, dove ho finito la sua carriera.
Così è stato il presidente della commissione, il senatore Andrea De Priamo, a chiederle se ricordasse una trasferta nel luglio 1983, insieme al suo dirigente Nicola Cavaliere a un maresciallo in Calabria. Cercavano Daniela Marzari, una ragazza di circa 16 anni che veniva descritta come amica del cuore di Emanuela Orlandi. "Non ricordo se le abbiamo fatto ascoltare la registrazione per chiederlese effettivamente le sembrava la voce di Emanuela. Sicuramente, però, ricordo di non aver avuto la sensazione che si sia trattato di un incontro utile alle indagini", ha spiegato.
"Ricordo il viaggio in macchina, siamo partiti da Roma, dall'ufficio e siamo andati e tornati, è stato piuttosto duro. Ma questa sua amica non ha dato grandi informazioni su di Emanuela, non è che sia servita a molto nelle indagini questa trasferta".
L'opinione della poliziotta sull'interesse del Papa
Infine le è stata chiesta una riflessione sulla posizione di papa Giovanni Paolo II: "Potrebbe averlo fatto perché si tratta di una situazione che ha destato molto stupore, all'epoca non era tanto comune – ha spiegato – forse anche il Papa si è sentito in dovere", ha concluso poi.
