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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi, audizione secretata per il capo della Omicidi: “Mi sono occupato del caso anche dopo”

Nicola Cavaliere, il capo della sezione Omicidi quando Emanuela Orlandi è scomparsa, nel 1983, è stato ricevuto in commissione bicamerale d’inchiesta. E ha chiesto che la tenuta fosse secretata.
A cura di Beatrice Tominic
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Emanuela Orlandi con la collanina consegnata dal presunto carceriere di Londra.
Emanuela Orlandi con la collanina consegnata dal presunto carceriere di Londra.
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Ricevuto oggi in commissione bicamerale d'inchiesta per i casi di scomparsa di Emanuela Orlandie Mirella Gregori, il responsabile della sezione Omicidi della Squadra Mobile di Roma Nicola Cavaliere ha chiesto che la seduta fosse secretata. Prima, però, ha avuto modo di scambiare qualche parola con. i commissari.

"Mi sono occupato della vicenda Orlandi anche dopo la Omicidi – ha precisato – sia nel periodo dell'anti-sequestro sia nel periodo della dirigenza della Squadra Mobile. E anche nel breve periodo in cui sono stato nella Criminalpol". Ad esempio quando, a dieci anni dalla scomparsa, con i genitori e il fratello Pietro ha raggiunto un convento in Lussemburgo per verificare una segnalazione secondo cui Emanuela si sarebbe trovata lì da anni. Un dettaglio che dimostra l'attenzione del caso del poliziotto che, nel frattempo, continuava a svolgere la sua carriera nelle forze dell'ordine italiane.

Chi è Nicola Cavaliere e la sua richiesta di seduta secretata

"Vi ringrazio della possibilità di venire a riferire su cose vissute – ha detto Cavaliere alla commissione prima che l'audizione fosse secretata – Sono arrivato a Roma come capo della sezione Omicidi della Sqaudra Mobile fino al 1985, dopo sono diventato vicedirigente della squadra mobile di Roma con attività antisequestro e nel 1990 capo della Squadra Mobile". Poi si è spostato dalla capitale, diventando questore Imperia, Perugia, Torino fino a tornare a Roma nel 2000.

Nel frattempo, però, non ha mai smesso di occuparsi della scomparsa di Emanuela Orlandi: "L'ho fatto sia nel periodo dell'anti-sequestro sia nel periodo della dirigenza della Squadra Mobile. E anche nel breve periodo in Criminalpol – dichiara, prima di precisare – Nel corso dell'incarico non sono mai stato aggregato a un magistrato, ma sono sempre stato un funzionario della questura di Roma che di volta in volta veniva incaricato di indagini oppure, se io lo ritenevo, effettuavo indagini". Dopo, però, è stato lui stesso a chiedere la secretazione della seduta.

Cosa c'entra Nicola Cavaliere con la scomparsa di Emanuela Orlandi

Insieme agli agenti dei servizi segreti, Cavaliere è stato fra i primi ad indagare sul caso di Emanuela Orlandi. Una volta appresa la scomparsa della ragazzina in quella tragica giornata del 22 giugno 1983, sono scattate le indagini. È proprio a Nicola Cavaliere che, nella serata del 17 luglio 1983, i cronisti dell'agenzia Ansa hanno consegnato quell'audiocassetta che conteneva il nastro con le voci di alcuni uomini e i lamenti di una ragazza torturata che, secondo alcuni, soprattutto nella parte finale, potrebbe essere Emanuela Orlandi. Non soltanto un'ipotesi avanzata dallo zio Mario Meneguzzi, dal padre Ercole e dal fratello Pietro Orlandi, ma anche messa a verbale dal Sismi.

Cavaliere è stato anche fra i primi ad ipotizzare la sovrapposizione delle registrazioni nel nastro e fra i pochi ad aver ascoltato il nastro originale che oggi, come rivelato da Pietro Orlandi, sembra essere irreperibile. Non

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