Caso Emanuela Orlandi, convocato in commissione il vice della gendarmeria vaticana Costanzo Alessandrini
Continuano gli accertamenti da parte della commissione bicamerale d'inchiesta su quanto avvenuto in Vaticano dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi. Dopo aver ascoltato il capo della gendarmeria vaticana Domenico Giani che, con la sua dichiarazioni sulla ricerca di informazioni sul caso della quindicenne scomparsa ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora che ha causato diverse conseguenze (fra cui, ad esempio, l'ammissione dell'esistenza del dossier su Emanuela Orlandi da parte del promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi, ndr), è stato convocato il suo vice.
Si chiama Costanzo Alessandrini ed è stato il vice di Giani durante quella fase di "ricostruzione storica", come l'ha definita lo stesso comandante, sul caso Orlandi. Sarebbe stato a suo fianco anche durante quegli incontri, ormai noti, con Capaldo su mandato di padre Georg Ganswein nel corso della famosa trattativa per la tomba di De Pedis. Non è escluso che nel corso dell'incontro, previsto per martedì 10 dicembre, i membri della commissione chiedano conferma di quanto ascoltato fino ad ora. Con lui, convocata Giovanna Manetti, amica di Mirella Gregori.
Chi è Costanzo Alessandrini e perché può essere considerato un personaggio importante nella vicenda Orlandi
Possiamo dividere i personaggi ricevuti dalla commissione bicamerale d'inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori in più gruppi. Il primo, il più evidente, riguarda il caso per cui sono stati chiamati, se per la scomparsa dell'una o dell'altra ragazza. Il secondo, invece, è il periodo storico in cui si colloca la loro entrata nei casi: ci sono i familiari delle due ragazzine (e ci sono sempre stati), c'è la cerchia di amici e compagni di scuola delle ragazze, ci sono le persone che per prime hanno iniziato ad indagare e chi, invece, vede il suo ingresso nell'intera vicenda soltanto anni dopo.
È questo il caso, ad esempio, proprio di Costanzo Alessandrini, vicecomandante della gendarmeria vaticana nei primi anni del duemila sotto al comandante Domenico Giani. Loro malgrado, nonostante la scomparsa di Emanuela Orlandi sia avvenuta oltre 20 anni prima, si trovano ad avere un ruolo chiave in quella che è passata alla storia come la trattativa fra Stato e Chiesa sulla tomba di De Pedis.
La trattativa fra Stato e Chiesa per la tomba di De Pedis: gli incontri di Giani e Alessandrini con Capaldo
È insieme a Giani che Alessandrini ha preso parte agli appuntamenti con Capaldo. I due hanno svolto degli incontri con la Procura di Roma su richiesta di padre Georg Ganswein, allora segretario di Benedetto XVI, e dalla Segreteria di Stato. In un primo incontro, fra Alessandrini, Giani e Capaldo, si sarebbe dovuta chiarire la questione della estumulazione della tomba di De Pedis da Sant'Apollinare. Oltre a loro tre, sarebbe stata presente a questo appuntamento anche Simona Maisto, contitolare dell'indagine all'epoca, morta nel 2022.
Da qui avrebbe avuto il via quella che viene considerata una vera e propria trattativa. Un altro incontro sarebbe avvenuto anche alla presenza di Alessandrini e Giuseppe Pignatone, all'epoca procuratore, sempre per affrontare "questioni non chiare di extraterritorialità", come ha spiegato Giani in commissione.
Le ricerche in Vaticano e il dossier aperto sulla scomparsa di Emanuela Orlandi
Nel corso del suo colloquio, oltre a fare luce sugli incontri con la procura di Roma, Giani ha parlato di una ricerca di informazioni richiesta dal Vaticano sul caso di scomparsa di Emanuela Orlandi, una sorta di indagine non resa pubblica. Il primo a parlarne è stato, già nel 2012, monsignor Miserachs, il maestro di canto corale di Emanuela Orlandi, fra gli ultimi ad averla vista prima della scomparsa il 22 giugno del 1983.
A pochi giorni dalle dichiarazioni di Giani in commissione, dopo anni trascorsi a negarne l'esistenza, il promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi ha affermato la presenza in Vaticano di un fascicolo su Emanuela Orlandi ancora prima dell'apertura delle indagini nel gennaio del 2023 come risposta alle numerose istanze inviate dalla famiglia, come dichiarato da Diddi stesso a Fanpage.it.
"Il fatto che abbiano ammesso la sua esistenza è un passo verso la verità, ma non basta"; ha dichiarato l'avvocata Laura Sgrò, facendo riferimento al dossier, il cui contenuto resta ancora riservato.