Criptovalute per riciclare denaro: condannato a 3 anni e 8 mesi l’influencer Franco Lee
Si chiama Franco Lee ed è diventato famoso online, come guru del bitcoin. Si definiva "bancomobile decentralizzato" e diceva di essere in grado di "comprare e vendere qualsiasi tipologia di criptovalute". Secondo la procura di Roma, che lo ha arrestato nel corso di un maxisequestro di monete virtuali lo scorso giugno, utilizzava le criptovalute anche per riciclare denaro: fra i suoi clienti, anche volti e organizzazioni criminali. Così l'influencer, al secolo Jianwu Li, è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere dal tribunale di Roma.
Franco Lee arrestato a Roma: con le criptovalute riciclava i soldi
Secondo le indagini dei carabinieri, in soli tre anni aveva effettuato movimenti per un totale di 8 milioni e 800 mila euro. Per ogni singola transazione, secondo quanto raccolto, avrebbe guadagnato il 5% da ogni operazione: un dato che arrivava a coincidere anche con 100mila euro per ogni singolo movimento. In tutto, come riporta nella sua edizione romana oggi è la Repubblica, avrebbe effettuato circa 3000 movimenti per un guadagno complessivo di 617mila euro.
I clienti di Franco Lee
Per rivolgersi a Franco Lee bastava rivolgersi a lui su Telegram o Instagram, anche in anonimo. Poi arrivava la proposta di scambio: i contanti venivano scambiati con le criptovalute, bitcoin e non solo, o viceversa. Secondo quanto ricostruito, non era abilitato e non si faceva pubblicità, ma riusciva a garantire servizi di investimenti in completo anonimato e rendendo impossibile risalire alla provenienza del denaro.
Chi è Franco Lee, l'influencer del bitcoin condannato per riciclaggio
Al secolo Jianwu Li, residente a Roma, ma cinese d'origine, il suo nome è rimasto a lungo sconosciuto (al grande pubblico e all'erario del nostro Paese), fino a quando non è diventato virale sui social dopo un corso organizzato per la Blockchain Week: è proprio nel video in cui veniva intervistato che si era definito "Bancomobile Decentralizzato disponibile 24 ore su 24". E, forse, è anche da quelle parole che sono scattati i controlli più approfonditi.