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L’imprenditrice che vuole eliminare l’inquinamento a Roma: “Ancora pregiudizi perché sono un’ingegnera”

Serena Mignucci è l’ingegnera ambientale a capo di una delle 8 startup presentate nel corso del Demo Day della Capitale. A Fanpage.it ha raccontato la difficoltà di essere una giovane donna imprenditrice in Italia.
A cura di Beatrice Tominic
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Una scatola che intrappoli l'inquinamento e liberi aria pulita. Questo è il dispositivo ideato da Serena Mignucci, ingegnera ambientale e ceo di Bufaga, fra le startup presentate al Demo Day in collaborazione con Roma Capitale.

"L'obiettivo di Bufaga è rimuovere l'inquinamento atmosferico dall'aria in maniera quantificabile con diverse linee di prodotto che possono essere installati ovunque, nelle zone particolarmente inquinate e anche sul tettuccio di qualsiasi mezzo di trasporto, anche in transito – ha spiegato l'ingegnera Mignucci – L'idea è nata anni fa, ma prima che fosse messa in atto ci è voluto del tempo".

E ora che il progetto ha preso vita, gira l'Italia e l'Europa lanciando la sua proposta. Ma ammette: "Spesso le persone non comprendono subito che la Ceo sono io, perché sono giovane e donna".

La storia della startup: dal fallimento al progetto

"All'inizio mancavano persone che potessero affiancarmi: ero ancora in università. Ci ho provato una prima volta. Il team non era quello perfetto, c'era mancanza di alcune competenze. Ed è andata male – ammette Mignucci – Ma ho sempre voluto fare innovazione in campo ambientale, sviluppare nuove soluzioni per i problemi ambientali. Così anche quando ho iniziato a lavorare, non ho mai abbandonato il progetto".

Mignucci non si è data per vinta. Si è iscritta ad un programma dedicato all'imprenditoria femminile, ha cercato nuovi compagni per la sua startup. Ma in molti di loro non c'era la motivazione che aveva lei.

La collaborazione con Roma Capitale e la stazione Tiburtina

Ha continuato a cercare individui competenti che potessero farsi avanti fino a quando, una volta a Roma, ha iniziato a concretizzare il suo progetto. Insieme alla nuova startup ha vinto un premio regionale e ha continuato a cercare fondi da investire nel suo progetto. Poi è arrivata la collaborazione con la capitale.

"Presto i dispositivi creati saranno inseriti alla stazione Tiburtina che potrà diventare la prima stazione della metro a zero polveri sottili – spiega ancora – Si tratta di un progetto condiviso con Roma Capitale a Atac. Ma abbiamo in mente di espanderci e installare dispositivi anche in altri parcheggi della metropolitana, aeroporti e altre zone che soffrono dell'inquinamento. Sicuramente per noi questa è stata una grande opportunità. Ma nel frattempo le zone della capitale godranno di meno inquinamento e di una mappatura della qualità dell'aria", ha sottolineato.

"Fra le startup (altre 7 oltre a Bufaga) e Roma Capitale c'è stato un lavoro sinergico che ha portato a sperimentazioni concrete per rispondere ai bisogni di cittadine e cittadini – ha spiegato nel corso della presentazione l'assessora Attività Produttive e alle Pari Opportunità Monica Lucarelli – Il risultato sono questi 8 progetti che, grazie a un percorso di accelerazione e incubazione, le start-up hanno implementato soluzioni intelligenti con la Casa delle Tecnologie Emergenti (CTE), hub delle nuove tecnologie e dell’innovazione della Capitale, sviluppando soluzioni innovative per Roma Capitale e non solo".

La startup e le donne Stem: "Difficile ancora oggi"

Nella startup, oltre alla Ceo Mignucci, lavorano anche Giuseppe Spinelli (CTO), Simone Cingolani (CPO) e Federico Roviglioni (COO). "È vero, purtroppo sono l'unica donna nella startup – continua – Le cose stanno cambiando, ma è vero che ancora oggi è complicato essere una donna in ambito Stem. È un problema che mi accompagna dall'università quando mi sono iscritta ad ingegneria, dove, però, in alcuni ambiti la presenza femminile sta aumentando. Arrivata nel mondo dell'imprenditoria è stato peggio", precisa.

"Le colleghe sono pochissime. Il problema maggiore viene dall'esterno: anche io vedo che le persone fanno fatica a riconoscere che magari una donna possa essere l'amministratrice delegata o l'ingegnera del team. Quando siamo alle fiere parlano sempre prima con i miei soci, che sono uomini, non credono possibile che sia io la figura di riferimento della startup – spiega – Si tende sempre a pensare che magari se c'è una donna nel team si occupi magari di comunicazione e marketing. Ci sono ancora molti pregiudizi da abbattere da questo punto di vista. C'è un po' di strada da fare. Nel mio piccolo cerco sempre di creare un network forte anche di donne in questo ambito per confrontarmi. Insomma perché altrimenti ci si sente un po' anche sole". La situazione non è molto diversa all'estero: "Migliora di poco, ma soprattutto in Europa non è così diverso dal nostro Paese".

Un problema che aumenta progressivamente con il diminuire dell'età anagrafica: "Questo è un problema ancora maggiore. Io dimostro anche meno della mia età e per me è una difficoltà, perché automaticamente sembro anche meno credibile. Ma questo per noi è una sfida in più per dimostrare che si hanno comunque le competenze e l'esperienza.

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