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Femminicidio Manuela Petrangeli, Gianluca Molinaro non risponde alle domande del giudice

Interrogato questa mattina in carcere, Gianluca Molinaro si è avvalso della facoltà di non rispondere. Deve rispondere di omicidio volontario aggravato e detenzione abusiva di armi.
A cura di Natascia Grbic
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Il killer, Gianluca Molinaro
Il killer, Gianluca Molinaro

Gianluca Molinaro, l'uomo che giovedì ha ucciso Manuela Petrangeli in via degli Orseolo a Roma, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Questa mattina si è tenuto l'interrogatorio a carico del killer nel carcere di Regina Coeli, ma l'uomo ha deciso di non rispondere alle domande del giudice. "Non è in grado in questo momento di fornire la sua versione e ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere", ha dichiarato l'avvocata dell'uomo, Ilaria Rapali. Molinari è accusato di omicidio volontario aggravato e detenzione abusiva di armi. Sono ancora in corso da parte dei carabinieri indagini sulla provenienza del fucile usato per uccidere Petrangeli. Gianluca Molinaro, con vari precedenti per rissa e violenza, non aveva infatti il porto d'armi. Da capire quindi dove lo abbia preso e se sia stato qualcuno a consegnarlo al femminicida.

Dopo aver ucciso la donna, con la quale si era lasciato tre anni prima e con cui aveva avuto un figlio, Molinaro è andato in caserma a costituirsi.Ha prima telefonato a una donna con cui era stato prima di Petrangeli (e che lo aveva denunciato per stalking e maltrattamenti) per confessare il delitto, poi è andato dai carabinieri, lasciando il fucile in macchina. Dopo aver detto di aver ucciso la 51enne, è rimasto in silenzio. Da una prima ricostruzione sembra anche che fosse completamente ubriaco.

"Quando ho sentito il telefono squillare e ho visto che era lui, ho creduto che avesse di nuovo discusso con nostra figlia. Ho risposto e ho capito subito che era ubriaco, infatti biascicava – ha dichiarato la donna che lo ha convinto a costituirsi -. Mi ha detto che aveva sparato, che l’aveva uccisa. Non capivo, non ci volevo credere. Gli ho chiesto dove fosse, ha detto che era in macchina a Selva Candida, che voleva ammazzarsi. Sapevo che non lo avrebbe mai fatto. Così ho fatto quello che avrebbero fatto tutti: gli ho detto di andare dai carabinieri, che tutto si sarebbe risolto, che tanto lo avrebbero preso e che sarei andata a trovarlo con nostra figlia, anche se non lo pensavo.

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