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“12 ore nei campi e poi rinchiusi”: ascoltati in Procura i braccianti schiavi del caso sollevato da Fanpage

Altri braccianti si sono fatti avanti raccontando di aver vissuto anche loro per mesi in condizioni di schiavitù, lavorando per ore senza ricevere uno stipendio e senza poter uscire fuori dal campo.
A cura di Simona Berterame
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Hanno vissuto per mesi in un container senza acqua e con un bagno inutilizzabile, lavorando fino a 12 ore nei campi coltivati.  È un racconto terribile quello contenuto in un esposto presentato a settembre dalla Cgil Flai di Latina alla Procura di Roma.

Avevamo incontrato i due braccianti che, protetti dall'anonimato, ci avevano raccontato l'incubo vissuto mostrando anche delle immagini girate con i loro telefonini. Filmati che lasciano poco spazio all'immaginazione. In un video si vede il prefabbricato dove trascorrevano il resto della giornata i braccianti, dopo aver trascorso ore e ore nei campi. I letti non sono altro che materassi accatastati per terra uno accanto all'altro, una piccola cucina con un fornello collegato ad una bombola e un bagno inutilizzabile. Il loro viaggio dall'India all'Italia con la promessa di ottenere un lavoro si era trasformato presto in un vero incubo. "Siamo stati trattati come schiavi" ci avevano detto. "Sono trascorsi quasi due mesi dalla nostra segnalazione – aveva dichiarato con un po' di amarezza Laura Hardeep Kaur segretaria generale della Flai Cgil di Roma e Lazio – non sappiamo ad oggi se la Procura si è attivata in qualche modo, sicuramente nessuno ha contattato i due ragazzi per ascoltarli. Stiamo parlando di persone rinchiuse con un lucchetto ridotte in una condizione di schiavitù, se neanche questo riesce a smuovere qualcosa poi veramente non conta niente". Dopo l'uscita del nostro articolo su Fanpage.it i due testimoni sono stati ascoltati in Procura per diverse ore.

Le indagini e nuove testimonianze

La convocazione è avvenuta a metà novembre, più di due mesi dopo la presentazione dell'esposto. Qualcosa sembra che si stia finalmente muovendo. "Speriamo che adesso la Procura agisca, hanno finalmente ascoltato le testimonianze di questi due braccianti – ha spiegato Stefano Morea segretario generale della Flai Cgil Roma e Lazio – ma questo non basta. I due testimoni poi hanno bisogno di andare in protezione con un permesso di soggiorno, come è stato fatto mesi fa per la moglie di Satnam Singh. Hanno avuto il coraggio di fuggire e denunciare quello che avevano vissuto per mesi, meritano che questo loro coraggio gli venga riconosciuto”. Nel frattempo almeno altri due braccianti sono andati a bussare alla porta del sindacato pontino, raccontando di aver vissuto anche loro per mesi negli stessi container e alle medesime condizioni.

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