Rogo Corano in Afghanistan, oltre alle proteste i talebani esortano ad uccidere gli “invasori”
Per il terzo giorno consecutivo continuano in Afghanistan le proteste del popolo “offeso” dal gesto dei militari americani che, alla base di Bagram, hanno bruciato alcune copie del Corano e altro materiale religioso islamico. Nel momento in cui è scoppiata l’ira dei manifestanti, il governo Usa e il comandante americano delle forze Nato hanno ammesso l’errore parlando di un rogo “non intenzionale” e scusandosi con il “nobile popolo afghano” ma la protesta non si è ridimensionata in alcun caso. Al contrario i cortei e le manifestazioni in corso in diverse città del Paese hanno fatto registrare già diverse vittime, i morti sarebbero almeno nove e decine i feriti, e nelle strade molti procedono al grido di “Morte all’America”. Poi è arrivato anche il comunicato dei Talebani diffuso dal portavoce che contribuisce a far salire la tensione: il gruppo di miliziani ha, infatti, esortato il popolo afghano a colpire le basi militari straniere, a picchiare e a uccidere.
Dovete attaccare con coraggio le basi dei soldati invasori, i loro convogli militari, ucciderli, catturarli, batterli e dare loro una lezione: che non devono osare mai più insultare il sacro Corano.[…] Dato che la protezione della vita e delle proprietà dei musulmani è dovere di tutti i musulmani, i manifestanti dovrebbero colpire gli invasori e le loro basi.
Continuano le manifestazioni in Afghanistan – Intanto le manifestazioni, secondo quanto detto dalla polizia locale oggi “pacifiche”, questa mattina hanno portato in piazza a Bagrami centinaia di persone mentre altri dimostranti hanno inscenato un corteo anti-Usa a Mihtarlam, nel capoluogo della provincia di Lagham. Ieri per sfuggire alla rabbia dei manifestanti è stata chiusa l’ambasciata americana a Kabul con diverse persone barricate all’interno mentre circa 300 studenti hanno protestato a Jalalabad, città che ospita un’importante base americana. Per il popolo afghano, insomma, le scuse degli americani in questo caso non bastano. Intanto un team congiunto di uomini della Nato e del governo afghano hanno visitato la base di Bagram per cercare di comprendere le circostanze che hanno portato al compimento del gesto che ha fatto scatenare l’ira della popolazione.