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Opinioni

Rodotà era il cambiamento possibile. E, ancora una volta, lo ha capito solo Grillo

Sono bastate poche migliaia di click sul blog di Grillo a mettere con le spalle al muro il Partito Democratico e l’intera politica “tradizionale”. Regalando a Grillo il primo vero successo politico.
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Un ottantenne, politico di lungo corso, pensionato d'oro, di area diessina prima e democratica poi: è questo il ritratto dell'uomo che ha regalato a Beppe Grillo la prima grande vittoria tutta squisitamente politica. È Stefano Rodotà il grimaldello con il quale Beppe Grillo, prima che il Parlamento, è riuscito ad aprire come una scatola di tonno il Partito Democratico. Beh, a dire il vero i democratici hanno fatto quasi tutto da soli, un suicidio assistito, tra le risatine dei berluscones e gli insulti della base. Ma tanto basta per poter davvero parlare di capolavoro dei 5 stelle, riusciti, senza nemmeno esporsi troppo, ad esprimere una candidatura che rispecchia in pieno gli umori dei tantissimi italiani esasperati dai balletti della politica.

E, tanto per capire il livello cui siamo abituati dopo anni di politica da avanspettacolo, sono bastate poche migliaia di click a 5 Stelle (nella migliore delle ipotesi, intorno a Rodotà si sono concentrate 4 – 5 mila preferenze, gioverebbe ricordarlo) per indicare al Paese una strada dell'alternativa possibile. Così semplice da essere scarta subito dagli apprendisti stregoni della politica nostrana. Che hanno scambiato un riconoscimento ad una personalità di altissimo livello con un inchino a Beppe Grillo. Che hanno omogeneizzato le parole cambiamento, discontinuità, inciucio e responsabilità fino a renderle indistinguibili l'una dall'altra e fino a produrre la solita pappa politicista e verticista. Con la consapevolezza che far digerire un simile pastrocchio allo stomaco degli italiani (per quanto abituati) stavolta sarebbe stato arduo.

La differenza è tutta nelle alternative, nella possibilità di un cambiamento, seppur minimo. Non si trattava di mettere sulla bilancia le storie personali di Marini e Rodotà, sarebbe stata un'operazione inutile, forse ingiusta ed ingenerosa. Si trattava di scegliere: se restare chiusi nelle stanze dei bottoni, sperando "che il vento cambi" magari grazie ad una "nuova emergenza" (le sole cose che riescono ad unire la nazione da decenni a questa parte), oppure se praticare concretamente quel cambiamento di cui si blatera da mesi.

Il merito di Grillo in tal senso è innegabile, pur nel completo ribaltamento di un paradigma (lo ripetiamo, non ha senso pretendere di sostituire la democrazia rappresentativa con questo prototipo sgangherato di democrazia diretta in miniatura praticata in questi primi mesi dai 5 Stelle). Soprattutto il merito del Grillo "politico", che telefona alla Gabanelli e a Strada nella consapevolezza che un passo indietro ed una convergenza sul nome di Rodotà avrebbero procurato quel terremoto in grado di spaccare i partiti. Una mossa tutta politica, insomma, che se non resterà isolata (pensiamo a Palazzo Chigi) potrebbe far compiere al Movimento quel salto in avanti necessario e (non) sufficiente per aspirare concretamente alla guida del Paese. O meglio, di ciò che resta del Paese.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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