Roberto Formigoni ammette le sue amicizie, butta le ricevute ma non molla
Il governatore della Regione Lombardia, da giorni ormai protagonista di polemiche a causa del suo presunto coinvolgimento nello scandalo della sanità lombarda, torna a parlare, fa qualche ammissione inedita ma ci tiene a sottolineare di non aver alcun motivo per cui dovrebbe dimettersi dalla sua carica. Formigoni è al centro delle polemiche per la sua amicizia con Pierangelo Daccò, il faccendiere in galera, suo compagno di alcune vacanze pagate con soldi messi a disposizione da quest’ultimo. Il numero uno del Pirellone ha provato a difendersi da queste accuse definendole inizialmente “fango mediatico buttatomi addosso”, dicendosi più volte estraneo alla vicenda e “limpido come l’acqua di fonte”. Quando però è arrivato il tempo di non poter più negare alcuni rapporti d’amicizia né di poter tirar fuori le tanto chiacchierate ricevute dei rimborsi dei viaggi, Formigoni ha deciso di scrivere a Tempi.it parlando di questa “montagna di diffamazioni” e provando a chiarire una volta per tutte i suoi rapporti d’amicizia con Daccò e con l’altro protagonista al centro delle ultime polemiche, Antonio Simone (l’ex assessore alla sanità regionale in carcere dopo gli arresti per la Fondazione Maugeri).
Le ricevute dei viaggi non conservate e i suoi rapporti con Daccò e Simone – Nella sua lettera il governatore della Lombardia ha risposto anche a Carla Vites, la moglie di Simone che nei giorni scorsi ha accusato pesantemente Formigoni di essere succube, tra le tante cose, di personaggi come Daccò: “C’eri talvolta anche tu, in quelle vacanze al mare, in quelle cene e lo sai e l’hai anche detto tra le righe dei tuoi sfoghi alla stampa. Nessun festino, nessuna occasione per tramare ai danni di chicchessia, nessuna riunione d’affari”. Perché per Formigoni le vacanze lussuose non sono un reato così come non è un reato aver buttato via le ricevute dei rimborsi delle spese anticipate da Daccò: “Scusate, esiste una legge che fa obbligo di tenere gli scontrini dei viaggi se questi viaggi non sono per lavoro, non vengono scaricati sulla Regione e, giustamente, rientrano negli affari del privato cittadino?”. Poi Formigoni fa riferimento anche all’ “amicizia” che non può essere considerata un reato: il governatore ammette, infatti, di conoscere da tempo sia Simone che Daccò, lo ammette ma puntualizza la sua estraneità ai fatti che ora li costringono in carcere.
“Se si trovasse quello che non c’è, che sono stato corrotto, ne pagherò le conseguenze”– La linea difensiva di Formigoni è sempre la stessa, quelle fatte contro di lui sono delle accuse infondate, solo se si documentasse con una sentenza e non con illazioni il Governatore sarebbe pronto a pagarne le conseguenze. Però, dato che ora non c’è nulla, Formigoni invita tutti a “giudicarlo sui fatti”, su quanto è stato realizzato “in questa nostra terra lombarda”. Inutile dire, lo ricorda lui stesso alla fine della sua lunga lettera di “spiegazioni”, che non si dimetterà. Farlo sarebbe da irresponsabili: “Sarebbe da irresponsabili piegarsi al ricatto dei calunniatori e dare soddisfazioni a lobby a cui sembra non importare niente del dramma della crisi che sta devastando l’Italia e a cui interessa soltanto la mia poltrona per i loro affari di potere”.