Qualche settimana fa ci era sembrato giusto citare Walter Tocci, quando ricordava che "quando si scrivono le regole fondamentali della democrazia, il potere esecutivo deve tacere", lasciando dunque piena potestà al potere legislativo. Ecco, le cose sono andate in maniera "leggermente" diversa. Non solo il Parlamento si è trovato a discutere di un testo di modifica costituzionale di iniziativa del Governo (e fin qui, nulla di clamoroso, soprattutto considerando l'evidente lentezza e la conclamata inefficacia di alcune iniziative parlamentari), ma siamo al punto della totale subordinazione del Parlamento alla volontà dell'esecutivo. Che propone, sollecita, lancia moniti e ultimatum e infine "ordina". In questo caso, il contingentamento dei tempi.
Una misura (prevista dall'articolo 55 del regolamento del Senato) che sostanzialmente consentirà di aggirare l'ostruzionismo delle opposizioni, che si era concretizzato con 7800 emendamenti, con oltre 900 richieste di voto segreto e che aveva già determinato la decisione di stabilire una calendario a tappe forzate per la discussione ed approvazione in prima lettura del provvedimento di riforma costituzionale (del quale abbiamo parlato qui, qui e qui). Una scelta senza precedenti, dal momento che non si è mai proceduto ad un azzoppamento del dibattito e della discussione quando si è deciso di affrontare la riforma della Carta costituzionale, che ha provocato furiose proteste da parte dell'opposizione (e, del resto, quando gli stessi parlamentari del Pd erano "dall'altra parte della barricata", ancor più furiose erano state le proteste contro la ghigliottina…in casi che ovviamente non avevano nulla a che fare con la modifica della Costituzione).
Una scelta molto, molto discutibile, lo diciamo in maniera chiara. Sia da un punto di vista della legittimità "costituzionale" (l'articolo 72 della Carta è abbastanza chiaro: "La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale"), sia da un punto di vista strettamente politico. Ha senso infatti una forzatura del genere solo per ottenere il via libera (in prima lettura, tra l'altro) entro l'otto agosto? Ha senso trasformare tutto in uno spot (personale)? Ha senso creare un clima di contrapposizione e polemica quando ci si appresta a riformare la Costituzione? Ha senso sacrificare sull'altare della comunicazione (quella del #mentreloro, #noalibi, #gufierosiconi) il rispetto che si deve alle istituzioni (sì, anche a queste)?
PS: e non apriamo nemmeno il discorso sul "se lo avesse fatto Berlusconi"…anche perché, beh, lo sta facendo Berlusconi…