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Rinviata causa elezioni la proiezione di ‘Girlfriend in a coma’, il documentario sull’Italia malata. Censura?

L’anteprima italiana del film, diretto dall’ex direttore dell’Economist Bill Emmott, si sarebbe dovuta tenere il 13 febbraio al Maxxi di Roma, museo diretto da Giovanna Melandri. Che poi però ha deciso di annullare la proiezione per non “infierire” nella campagna elettorale. Il regista furioso: “Mi censurano”.
A cura di Davide Falcioni
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Si sarebbe dovuta tenere il 13 febbraio al Maxxi di Roma l'anteprima nazionale del documentario Girlfriend in a Coma, opera realizzata dal giornalista inglese Bill Emmott (già direttore dell'Economist) ed Annalisa Piras: il film racconta il declino italiano degli ultimi anni, tra corruzione, malaffare e malapolitica. Tuttavia la proiezione è stata annullata. Un comunicato del Maxxi – diretto dall'ex ministro Giovanna Melandri, in quota PD – ha annunciato che è necessario "tenere la campagna elettorale fuori dal Museo".

Non si è fatta attendere la reazione del regista, che ha twittato: "INCREDIBLE! MAXXI Rome, on Culture Ministry orders, has revoked Girlfriend in a Coma Feb 13 Italy premiere booking. CENSORSHIP. STUPIDITY". Girlfriend in a coma è reduce da un pre-screening internazionale a Londra, New York, Bruxelles, ed ha suscitato sia applausi sia attacchi da parte di chi lo considera uno schiaffo alla società italiana.

Poi il giornalista inglese si tratterebbe dunque di un vero caso di censura, anche perché egli non è ovviamente coinvolto nella contesa elettorale. Al museo sarebbero arrivate ferree disposizioni da parte del Ministero dei Beni Culturali, affinché la proiezione del film venisse spostata a dopo il 24-25 febbraio, data delle elezioni politiche. Il dicastero però ha negato fermamente: "Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali smentisce di aver dato disposizioni in merito alla proiezione del documentario Girlfriend in a coma prevista il 13 febbraio prossimo venturo all'auditorium del Maxxi di Roma. Il Maxxi è una fondazione di diritto privato le cui decisioni sono assunte dagli organi competenti".

Ma la faccenda ha presto preso toni farseschi. Se il Mibac dice di non essere intervenuto e che il Maxxi è una fondazione di diritto privato, il museo smentisce: "Il MAXXI è un'istituzione pubblica nazionale vigilata dal Ministero dei Beni Culturali e, secondo una prassi consolidata e già attuata in altre occasioni, in campagna elettorale non può ospitare manifestazioni che, seppur promosse da soggetti esterni, a qualunque titolo potrebbero essere connotate di valenza politica. Dal 26 febbraio, finita la campagna elettorale, il MAXXI sarà ben felice di ospitare qualunque manifestazione culturale, inclusa naturalmente la proiezione del documentario di Bill Emmott". E in serata arriva la replica definitiva della Melandri: "Mi dispiace per Emmott e per le proteste, ma non cambio idea: ho detto no all'anteprima perché sono convinta che sia mio dovere tenere fuori la campagna elettorale dal Maxxi, che è un museo pubblico, finanziato dai contribuenti".

L'ex direttore dell'Economist ha annunciato che si appellerà al Foreign Office britannico, per poi dichiararsi"attonito davanti a questa terribile e calzante dimostrazione della tesi centrale di Girlfriend, cioè, che il declino italiano stia rapidamente giungendo al punto di non ritorno". Gli organizzatori dell'anteprima, la Terravision, società di diritto britannico con sede operativa a Roma, si aspetta di fare la propria comunicazione a breve. "L'abuso – conclude la nota – letteralmente la sospensione della cultura e della libertà della parola per semplice convenienza elettorale, senza nemmeno il conforto di una legge, è tale da togliere il fiato".

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