Rimborsopoli M5S, lo scandalo si allarga: ammanco da 1 milione di euro, Buccarella si autosospende
Lo scandalo "Rimborsopoli" che sta coinvolgendo alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle continua ad allargarsi. Riassumendo, un servizio delle Iene pubblicato sul Web nella serata di domenica 11 febbraio ha svelato in sostanza che i parlamentari Andrea Cecconi e Carlo Martelli avrebbero trattenuto per sé la parte dello stipendio che avrebbe dovuto essere versato (rispettivamente 21.000 e 76.000 euro) come da regole interne del Movimento 5 Stelle, nel fondo per il microcredito destinato alle piccole e medie imprese. Secondo quanto svelato dalla Iena Filippo Roma, i versamenti non erano semplicemente in ritardo, ma i due parlamentari avrebbero ordinato alla propria banca l'usuale bonifico per poi immediatamente revocare la disposizione e pubblicare ugualmente sul sito tirendiconto.it la distinta di pagamento, come se il versamento fosse stato effettuato veramente.
Una fonte anonima ha svelato alla Iena che il trucchetto sarebbe da tempo utilizzato da svariati parlamentari pentastellati e non solo da Cecconi e Martelli. Poco prima della pubblicazione del servizio, anticipato la scorsa settimana dal quotidiano La Repubblica, i due parlamentari – dopo un colloquio con il capo politico Luigi Di Maio – hanno provveduto a versare i soldi mancanti e hanno annunciato su Facebook la rinuncia all'elezione in parlamento (che tecnicamente al momento non ha valore in quanto le liste depositate al ministero dell'Interno sono immodificabili, dunque i parlamentari rinunciatari saranno molto probabilmente eletti e dovranno successivamente rendere le dimissioni che dovranno essere votate dall'aula di appartenenza).
Con la diffusione del servizio, però, lo scandalo si è allargato. La Iena Filippo Roma ha infatti fatto intendere di essere in possesso di ulteriore materiale riguardante altri parlamentari pentastellati e il giorno successivo non solo il Movimento 5 Stelle ha scoperto un ammanco superiore agli iniziali 100.000 euro paventati, ammanco che arriva a oltre 1 milione di euro, ma il senatore Maurizio Buccarella ha rivelato su Facebook di aver revocato due bonifici ordinati alla fine del 2017 e ha annunciato la volontà di autosospendersi. Nel corso di queste ore i vertici del Movimento 5 Stelle stanno proseguendo con i controlli nel tentativo di risalire ad altri comportamenti illegittimi e Luigi Di Maio ha già annunciato che i parlamentari scoperti a mentire sui rimborsi saranno espulsi. Dello stesso avviso anche Massimo Bugani, consigliere dell'Associazione Rousseau, che al Fatto Quotidiano ha dichiarato: "Cacceremo a calci chi ha fatto finta di versare e non ha versato. Certi controlli e comportamenti di chi valutava in alcuni casi sono stati trascurati nel corso di questi anni. Ed è stato un errore".
"Mi considero autosospeso dal M5s per tutelare anche la mia serenità personale e familiare. Ho appena inviato all’assistenza di Tirendiconto i bonifici esitati degli ultimi tre mesi del 2017 (tot.12.292,75 euro), finora pubblicati sul sito in forma di mero ordine di disposizione. Relativamente agli ultimi due mesi di novembre e dicembre avevo fatto una leggerezza, però: avevo revocato i due bonifici", ha dichiarato Buccarella, poco prima di mettere offiline la propria fanpage Facebook.
Non solo Buccarella, secondo indiscrezioni altri parlamentari sono sospettati di aver mentito sulla restituzione dei rimborsi. Il senatore Mario Michele Giarrusso, citato su Twitter da Marco Canestrari – ex braccio destro di Gianroberto Casaleggio e tra gli autori del libro "Supernova, com'è stato ucciso il Movimento 5 Stelle" – ha dichiarato di essere assolutamente estraneo ai fatti e minacciato querela nei confronti di chiunque cercasse di accomunarlo agli "imbroglioni": "Io faccio i bonifici allo sportello del Senato e l'impiegato mi consegna le ricevute. Quello scellerato, che avrà fatto bisboccia la sera prima, sul timbro ha modificato giorno e mese, ma non l'anno", ha spiegato Giarrusso.
Danilo Toninelli, citato sempre da Canestrari come esponente presuntamente coinvolto nello scandalo ribattezzato "rimborsopoli", ha dichiarato: "Chi oggi ci attacca sparlando, dicendo cose come rimborsopoli' si dovrebbe vergognare perché per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana non solo un partito politico non spolpa le tasche degli italiani, ma rifiuta 42 milioni di euro di rimborsi pubblici che ci spettavano e restituisce metà dello stipendio. Stiamo verificando perché non potevamo farlo prima".
Roberta Lombardi, candidata alla presidenza della Regione Lazio, ha invece dichiarato al Messaggero: "Non solo ho rendicontato sia ottobre che novembre, ma dal 2013 ho restituito ai cittadini più di 155mila euro. Mi manca dicembre, ma a gennaio ero, come oggi, in campagna elettorale, quindi ovviamente mi è stato difficile contabilizzare". Barbara Lezzi, che interrogata da Le Iene non ha voluto rispondere in merito alla questione dei bonifici fantasma, ha dichiarato che avrebbe provveduto a pubblicare tutta la documentazione bancariao: "Adesso pubblicherò gli estratti conti. Ho quelli della mia attuale banca: i ‘contabili provvisori' e le ricevute che danno l'esito positivo per l'ultimo anno. Mi mancano quelli del 2013 della vecchia banca, ci vorranno giorni per averli".