Rigopiano, parla uno dei superstiti: “Abbandonato dallo Stato, potevano lasciarmi lì sotto”
È rimasto per 62 ore sepolto sotto metri di neve e macerie all'hotel Rigopiano, Giampaolo Matrone, con un braccio e una gamba incastrati, prima che i soccorritori riuscissero a estrarlo da quella gabbia di morte che si è portato via sua moglie. A distanza di 9 mesi da quella tragedia che tutta l’Italia ancora ricorda, l’uomo ha voluto dire la propria sulla vicenda. Non senza polemiche e amarezza: "Cosa mi hanno tirato fuori a fare da sotto le macerie per poi abbandonarmi, a livello di istituzioni, abbandonarmi così con una bambina, una mano e una gamba fuori uso" ha detto l’uomo a TgCom.
Era il 18 gennaio: a causa di una valanga che si abbatté sulla struttura alberghiera radendola al suolo, morirono 29 persone e ne sopravvissero solo 9. Giampaolo è rimasto da solo, con la figlia Gaia di soli 6 anni. A seguito delle ferite riportate, Giampaolo è stato costretto a numerose sedute di fisioterapia, lunghe quanto dolorose ed ora, a seguito dell’ultimo controllo eseguito dalla ASL, il prosieguo delle cure potrebbe essergli negato.
L’uomo assicura di non voler sollevare la pietà di nessuno, ma allo stesso tempo accusa quello Stato che si è dimenticato di lui e della sua bambina, come delle persone che in quella terribile sciagura hanno perso la vita: “Ci sono 29 vittime che aspettano giustizia. Qui ancora non si sa nulla”. Matrone ricorda i momenti precedenti alla valanga che ha distrutto l’hotel Rigopiano: “Io volevo andare via da quell’albergo e invece ci hanno tenuti lì ad aspettare la morte… Questo abbiamo fatto – conclude amaramente Matrone – abbiamo aspettato la morte”.