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Riforma del Senato, tensione nella maggioranza: giallo sulle dimissioni della Boschi

Braccio di ferro in seno alla maggiorenza per trovare una soluzione e avviare l’iter del provvedimento a Palazzo Madama. Il ministro Boschi avrebbe minacciato le dimissioni, lei smentisce.
A cura di Antonio Palma
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UPDATE 20.45 – Sale la tensione nel Pd sulle riforme costituzionali. Nel pomeriggio si era diffusa la voce che il ministro alle Riforme Maria Elena aveva minacciato le dimissioni di fronte alla spaccatura della maggioranza sul ddl che riforma il Senato. Fonti di governo hanno poi smentito categoricamente questa eventualità. Il consiglio dei ministri, spiegano le stesse fonti, ha approvato un testo sulle riforme, la maggioranza staserà la sosterrà. "Non cediamo ai ricatti di Calderoli", sostengono a Palazzo Chigi.

È braccio di ferro tra Governo, relatori e capigruppo parlamentari sul testo di riforma del Senato da portare oggi in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Sul provvedimento si è discusso fino a tarda notte mettendo a dura prova i nervi dei relatori che oggi entro le 11 dovranno trovare una soluzione definitiva per l’adozione del cosiddetto testo base in commissione che darà il via all'iter. Molti infatti sono i punti su cui ancora non si è trovato un accordo tanto da mettere a serio rischio la tenuta della maggioranza. Non solo, ancora più complicata appare l'intesa sulla procedura da adottare per portare il provvedimento in Parlamento. Il governo vorrebbe far adottare il testo Boschi così com’è e solo in un secondo momento discutere le modifiche. Una soluzione che però non piace alla minoranza del Pd, al Ncd, alla Lega e a Forza Italia che chiedono garanzie formali. La mediazione a cui si sta lavorando da ieri prevede di approvare contestualmente al testo base del governo, un ordine del giorno in cui siano messe nero su bianco le modifiche concordate. Tra queste la diminuzione del numero dei senatori nominati dal capo dello Stato, un riequilibrio della rappresentanza a favore delle regioni rispetto ai comuni, e un numero diverso di senatori a seconda della grandezza delle regioni.

Il doppio voto risolverebbe molti problemi perché metterebbe d’accordo, almeno per il momento, le due parti con un via libera al percorso parlamentare del provvedimento. Il problema è che il governo e il ministro Boschi sembrano intenzionati a tirare dritto concedendo solo minime modifiche, mentre alcuni gruppi come Forza Italia vorrebbero infilare nel testo delle modifiche concordate molti altri punti controversi a cominciare dal presidenzialismo. Certo è che ormai manca poco e se non si riuscirà a trovare una soluzione il Governo potrà dire addio alla sua tabella di marcia che prevedeva il primo voto sulla riforma del Senato entro e non oltre il 10 giugno.

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