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Riforma del Senato, Bersani: “Si cambi l’articolo 2”

L’ex segretario del PD: “Leggo di disponibilità a discutere modifiche delle norme sul Senato. Sarebbe davvero una buona cosa.”
A cura di Redazione
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UPDATE ore 19.45 . Affida a un post su facebook un importante messaggio di distensione con il Presidente del Consiglio l'ex segretario del PD Pierluigi Bersani: "Leggo di disponibilità a discutere modifiche delle norme sul Senato. Sarebbe davvero una buona cosa. La questione di fondo che è stata posta è semplice: bisogna che, in modo inequivocabile, siano i cittadini-elettori a decidere, e questo può solo essere affermato dentro l'articolo 2 del provvedimento. E' su questo che si vuole ragionare, seppur chirurgicamente? Bene. Se è così lo si faccia con chiarezza e semplicità. Con la consapevolezza, cioè, che ambiguità, tatticismo, giochi di parole, potrebbero solo aggravare una situazione già complicata".

Mercoledì prossimo scadrà il termine per presentare gli emendamenti al ddl Renzi Boschi, in discussione nell’Aula di Palazzo Madama dopo la decisione della maggioranza di bypassare l’esame in Commissione Affari Costituzionali (ufficialmente proprio a causa degli oltre 500mila emendamenti presentati dalle opposizioni). Sarà sostanzialmente il momento della verità per la maggioranza, dal momento che si conoscerà non solo l’intenzione del Presidente del Senato sulla possibilità di dichiarare ammissibili gli emendamenti all’articolo 2 del ddl di riforma della Costituzione, ma anche il numero di proposte emendative presentate dalle opposizioni (e dunque si capirà se verranno messe in campo manovre ostruzionistiche).

Su quest’ultimo punto tutta l’attenzione è per Roberto Calderoli, fresco di “mezzo salvataggio” da parte della maggioranza sulla questione degli insulti all’ex ministro Cecyle Kyenge. L’esponente leghista, che già aveva presentato oltre 500mila emendamenti in Commissione ha annunciato all’Huffington Post la volontà di presentare “milioni” di emendamenti in Aula, spiegando di aver pronta una “macchina” in grado di generare decine di migliaia di emendamenti: “È un generatore a velocità spaziale di virgole, punti e virgole, sinonimi e contrari, giochi di parole, girandole di avverbi e di pronomi. Ad esempio se io metto in un emendamento la parola ‘pera' verrano fuori in migliaia di altri emendamenti parole come ‘frutta', ‘verdura', ‘mela', ‘prodotto biologico', ‘eccellenza agroalimentare' e così via. Questa macchina moltiplica un'idea all'infinito. C'è un vocabolario intero. Ogni parola custodisce una possibilità infinita di replicarla in altre forme, in altri modi e in numerose altre varianti”.

Le conseguenze? Non solo quella di uno slittamento dei tempi di discussione del disegno di legge, ma anche altre più “pratiche”, come spiega Feltri su La Stampa:

L’ultima volta, quando la legge di riforma costituzionale era arrivata in commissione, gli emendamenti erano cinquecentomila […] Il risultato riempì cento tomi da mille pagine, opera completa dal costo di 2.900 euro. «Se dovessimo stamparne una copia per ogni senatore», scrissero gli uomini di Grasso, il costo complessivo sarebbe di 930.900 euro, e ognuno riceverebbe 250 chili di carta, cioè due quintali e mezzo. Il problema è che tutta quella roba non ci stava nemmeno in un iPad da 32 giga. Un vero delirio.

Ora nell’ufficio di Grasso si stanno muovendo per tempo, alla ricerca di un programma capace di ricevere l’urto calderoliano. Se gli emendamenti fossero anche soltanto cinque milioni, i tomi diventerebbero mille da mille pagine, 29 mila euro a copia, due tonnellate e mezzo di carta da recapitare nell’ufficio di ogni senatore, in tutto oltre ottecento tonnellate con conseguente cedimento strutturale di Palazzo Madama

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