Rifiutò la chemio e morì di leucemia: perché i genitori di Eleonora Bottaro sono stati assolti
Se Eleonora si fosse sottoposta tempestivamente alla chemioterapia si sarebbe salvata. Ma lei era in grado di scegliere e ha scelto di non fare la chemio e per questa sua decisione – anche se quando si è ammalata la ragazza era ancora minorenne – non possono essere condannati i suoi genitori, una coppia scettica nei confronti della medicina tradizionale e seguace della dottrina di Hamer. È questo quanto trapela dalle motivazioni della sentenza con cui il giudice per le udienze preliminari Mariella Fino ha scagionato Lino Bottaro e Rita Benini, i genitori della ragazza di Bagnoli di Sopra (Padova) che erano stati accusati di omicidio colposo per la morte della figlia. Eleonora Bottaro è morta nel 2016 dopo aver compiuto diciotto anni: era malata di leucemia e non ha voluto curarsi con la chemioterapia. Il caso ha fatto discutere proprio per le convinzioni dei suoi genitori, da cui la ragazza aveva ereditato l'idea che la sua leucemia avesse cause psicologiche e quindi le cure tradizionali non avrebbero potuto salvarla.
“Eleonora era una giovane adulta e non vige nel nostro ordinamento una regola che imponga ai genitori di educare i figli secondo i principi culturali dominanti. Infine i genitori di Eleonora erano in buona fede e le hanno trasmesso le proprie convinzioni, le proprie illusioni. L’illusione e il falso convincimento non sono rimproverabili al papà e alla mamma in questa sede”, così il giudice ha argomentato le ragioni che l’hanno portata a prendere quella decisione. Credere nella scienza, insomma, non è obbligatorio e non è reato credere, come facevano i genitori di Eleonora, che le teorie dell’ex medico tedesco Hamer fossero efficaci.
Per il giudice Eleonora Bottaro era inserita in contesti estranei alla famiglia, la scuola e altre attività che l’hanno formata ed era appunto una ragazza in grado di scegliere. “La diagnosi – si legge ancora nelle motivazioni – è stata formulata a lei direttamente da medici e professori, alcuni di loro hanno trascorso molte ore con lei per cercare di farle cambiare idea. Non sono riusciti a smuoverla dal suo convincimento. Poi in ambito terapeutico vige il diritto di libera manifestazione del pensiero”. Il giudice ha dimostrato anche come il papà e la mamma di Eleonora avessero a cuore la figlia tanto da portarla anche all’estero per farla visitare.