Rider contro Deliveroo: “Vogliono obbligarci a lavorare a cottimo”. L’azienda: “Falso”
I rider dell'azienda di consegne a domicilio Deliveroo sono in allerta. A preoccuparli è un episodio che si è verificato nella giornata di mercoledì, intorno alle 18,30: una comunicazione insolita è comparsa sulla piattaforma che serve da interfaccia tra i dipendenti e il datore di lavoro. Nella schermata, quando i fattorini hanno provato a collegarsi, è comparsa la scritta: "Solo i riders con tariffa a consegna possono fare il log in". Come spiegano su Facebook i promotori dell'organizzazione sindacale di categoria, che si è costituita lo scorso 15 aprile tenendo la prima convention nazionale, la "Riders Union" di Bologna, "in barba alle attuali condizioni contrattuali di pagamento orario, abbiamo proprio avuto l'impressione che Deliveroo volesse forzarci a passare ai nuovi contratti a cottimo pieno".
L'azienda si è affrettata a tranquillizzare i ciclofattorini, spiegando che si è trattato solo di un errore tecnico del sistema: "Deliveroo ha avuto un problema tecnico con la App dedicata ai rider tra le 18,30 e le 19,00 di ieri (6 giugno ndr). Il problema ha riguardato pochi rider che sono stati avvisati immediatamente e indirizzati al nostro sistema di back-up, in modo da assicurare la loro attività. I rider coinvolti dal problema tecnico sono stati anche informati che saranno garantiti loro i compensi negli orari prenotati", questa è stata la comunicazione. Ma i lavoratori non credono alla motivazione ufficiale, e temono che si sia trattato di un test dell'azienda, e che Deliveroo stia pianificando quella che per i lavoratori sarebbe "un'involuzione", ovvero la trasformazione di tutti i contratti in "cottimo pieno", togliendo così ai fattorini la possibilità di scegliere la forma contrattuale che più risponda alle loro esigenze.
Ma Deliveroo respinge tutte le accuse, spiegando che quella del lavoro a cottimo rimarrà comunque una libera scelta a discrezione dei dipendenti. Al momento ogni rider può scegliere tra due formule di pagamento: il pagamento di un fisso che si somma alle ordinazioni portate a termine, cioè 7 euro lordi all'ora più 1,5 euro a consegna; e poi c'è il sistema a cottimo, introdotto da qualche mese come opzione libera, che prevede 5 euro lordi a consegna, e in aggiunta l'azienda garantisce 1,5 consegne pagate comunque, anche se il fattorino non dovesse concluderle perché non riceve alcuna chiamata. Secondo l'azienda il 70% dei lavoratori propende per questa seconda possibilità, perché sarebbe la più vantaggiosa in termini di introiti. E in più, sostiene ancora Deliveroo, in questo modo il rider riesce a conteggiare meglio il proprio lavoro, scegliendo autonomamente i propri obiettivi. Il guadagno medio per un ciclofattorino sarebbe al momento di 12,80 euro lordi all'ora. "I rider ci chiedono flessibilità, e la nostra azienda è andata incontro alle esigenze dei lavoratori", spiegano a Fanpage.it, come dimostra l'introduzione di un'assicurazione gratuita per infortuni e per danni a terzi potenziandola con un indennizzo per temporanea inattività.
Ma la partita è ancora aperta. Ieri il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, intervenendo all'assemblea di Confcommercio, ha detto: "Per tutta la generazione di lavoratori fuori dalla contrattazione nazionale va garantito almeno un salario minimo, almeno fino a che non si arriva alla contrattazione". Deliveroo ha fatto sapere di voler fare la sua parte: "È importante che il tema venga affrontato a livello nazionale, in modo da evitare la frammentazione territoriale, assicurando un quadro coerente in tutto il Paese", ha detto Matteo Sarzana, General Manager Deliveroo Italia. Ok ai tavoli insomma, a patto però che si rimanga nell'ambito del lavoro autonomo, che permette al momento ai rider di lavorare per diversi committenti allo stesso tempo (Just Eat, Foodora), e consente loro di scegliere come e quanto lavorare.
Per i rider, che oggi si riuniranno in assemblea, la comunicazione inaspettata resta comunque un campanello d'allarme: il "bug" potrebbe essere secondo loro una fuga di notizie, che potrebbe far presagire una brusca virata dell'azienda in vista del rinnovo dei contratti, previsto per il 31 dicembre: "Rifiutiamo categoricamente queste formule retributive umilianti e schiavistiche, e non accetteremo in silenzio che da un giorno all'altri ce le impongano, con o senza preavviso". L'atmosfera resta tesa, anche e soprattutto dopo il colloquio con il neoministro del Lavoro Luigi Di Maio. Le istanze portate avanti dai ciclofattorini durante l'incontro con il vicepremier lo scorso lunedì sono sostanzialmente due: aprire un tavolo di contrattazione nazionale con le varie realtà locali e ottenere un riconoscimento delle rivendicazioni sindacali elencate nella Carta dei diritti di Bologna. "All'incontro sembrava che Di Maio fosse più disponibile. Ieri invece ha parlato solo di salario minimo, mentre sembra aver rimandato il tavolo delle trattative" – ci spiega Riccardo, uno dei fattorini di Bologna – "Il salario minimo sarebbe la solita soluzione calata dall'alto, senza contrattare con i precari. Vogliamo avere voce in capitolo per poter migliorare la nostra condizione lavorativa".