Resta in carcere Don Riccardo Seppia, le intercettazioni: Portami un moretto, magari con problemi
Orrore, orrore e ancora orrore. Solo questa può essere la reazione a fronte di quanto trapela dalle quaranta pagine con le quali si predispone l'ordinanza di custodia cautelare a carico di Don Riccardo Seppia. Finito nel carcere di Marassi nei giorni scorsi, Don Seppia, dopo un incontro con il suo avvocato si è avvalso della facoltà di non rispondere in occasione dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip. Il gip, intanto, ha deciso di confermare l'arresto del sacerdote che dovrà rispondere di violenza sessuale e di cessione di sostanze stupefacenti. A detta di Annalisa Giacalone, infatti, il sacerdote potrebbe reiterare il reato e inquinare le prove.
Tra le righe delle pagine sulle motivazioni a sostegno del procedimento di custodia cautelare emerge un ritratto di Don Seppia inquietante. Si tratta di sms, telefonate ma anche intercettazioni ambientali che inchiodano Don Seppia alle sue responsabilità. Responsabilità che a detta del suo avvocato Seppia sarebbe pronto ad assumersi e a spiegare come sarebbero andati i fatti. I commenti a caldo dopo l'arresto l'avevano preannunciato, quello che gli inquirenti avevano ascoltato e letto "sono frasi irripetibili", che però, per onor di cronaca, vi riportiamo.
In una telefonata con un ex seminarista che adesso lavora in casinò, queste sono le richieste di Don Riccardo:"Portami un bambino, mi raccomando l’età, meglio un moretto, un negretto." E l'amico lo asseconda "Vado nella Fiumara (zona di Genova) e vedo di trovarti qualcosa". Ma l'esigenza di Don Riccardo, non riguarda soltanto l'aspetto fisico, il parroco chiede infatti vittime con un profilo psicologico debole: "Li voglio giovani non sedicenni, quattordicenni va bene e che abbiano problemi di famiglia". Oltre alle intercettazioni, numerosi anche gli sms che Don Riccardo Seppia inviava alle sue vittime per invitarli in canonica. Al termine di ogni incontro, il parroco non mancava di uno slancio di "generosità"; il sacerdote, infatti, ricompensava le vittime con la cocaina e quando questa scarseggiava, con 50 euro. A suggellare lo squallore, i messaggi all'amico croupier dopo gli incontri coi ragazzini, in uno di questi si legge "L'ho già baciato in bocca".
A questo quadro orribile, si aggiunge l'immagine di un prete beccato più volte a bestemmiare come un miscredente, a salutare gli amici con "Che Satana sia con te": un ritratto completamente opposto da quello che emerge nel racconto dei fedeli più anziani, assidui frequentatori della parrocchia. Ad ogni modo, mentre probabilmente il legale di Don Seppia chiederà al predisposizione della perizia psichiatrica sul suo assistito, la comunità di Sestri Ponente è ancora sotto choc e l'ha già condannato; questo il messaggio apparso su un muro nei pressi della sua parrocchia "Giù le mani dai bambini. Don Riccardo infame pedofilo".